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Miserere

Regia di Babis Makridis vedi scheda film

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Leo Maltin

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La recensione su Miserere

di Leo Maltin
6 stelle

Visto in lingua originale con sottotitoli

 

Per Aristotele, la pietà è «una sorta di dolore per un male capace di distruggere e di arrecare sofferenza che capita a chi non lo merita, male che anche il soggetto potrebbe inoltre temere di patire, o che possa patirlo qualcuno dei suoi simili o vicini».
Invece Efthymis Filippou, fido sodale di Lanthimos, propina a Makridis (e agli spettatori) l'ennesimo script a tesi in cui (di)mostra la fenomenologia della compassione (Mitleid, per citare Freud) - sentimento sia singolo che collettivo - e il suo pervertimento in fredda, lucida e manipolatoria crudeltà, con cui all'avvocato protagonista risulta funzionale rappresentarsi.
La parte oscura, mostruosa, della pietà ("virtù naturale", secondo Rousseau) è infatti il terrore, l'altro elemento incombente sulla tragedia (ancora Aristotele), con cui pretendere che familiari, conoscenti o estranei "offrano" attenzioni allo sventurato di turno, meschino ma in dominanza psicologica dalla quale ricavare il beneficio di sentirsi considerati. Tale status è negativo, perché la disperazione data dal piangersi addosso suscita com'è ovvio pena nel prossimo - qualcuno su cui contare, anche senza essere coinvolto dalla sofferenza altrui - ma obbliga di fatto chi presta aiuto morale a precorrere l'urlo di dolore, costretto dal petulante che implora.
Quando la situazione che causava dispiacere viene risanata, l'uomo non ne è affatto lieto, in quanto ha perso quel tossico potere emotivo esercitato sulle persone, prima interessate a lui. Diventa quindi essenziale recuperarlo, così da nutrire di nuovo il suo ruminante esibizionismo masochista.
Il programmatico mutamento d'animo e di scopo dell'afflitto (in una breve scena arriva a proporsi egli stesso come consolatore) s'intuisce dalle note del Requiem mozartiano, lasciando presagire fin da protasi ed epitasi l'inevitabile catastrophe.

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