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Wildlife

Regia di Paul Dano vedi scheda film

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La recensione su Wildlife

di mm40
5 stelle

Stati Uniti, 1960. Lui parte per un lavoro lungo e poco redditizio, lei si consola tra le braccia di un uomo maturo e ricchissimo, sotto gli occhi del figlio adolescente. Al ritorno del marito, la coppia naturalmente salta in aria.

A 34 anni Paul Dano decide di passare alla regia e lo fa con questo Wildlife, tratto dal romanzo omonimo di Richard Ford con una sceneggiatura dello stesso Dano e della fidanzata, Zoe Kazan. Il cognome non è casuale: è la nipote di Elia. Wildlife è solo in apparenza la storia di una crisi di coppia, ma a ben guardare si tratta in realtà di un film incentrato su una donna irrisolta – interpretata in maniera a dir poco eccellente da Carey Mulligan – simbolo di un’America selvaggia (da cui il titolo, presumibilmente) nella quale l’unico vero valore è il denaro; tutto ruota attorno allo status economico e al concetto secondo il quale, in una scena lo si esplicita, chi è ricco è destinato a rimanere tale e chi è povero pure. Jeanette ama Jerry (un non altrettanto convincente Jake Gyllenhaal), è fiera di suo figlio Joe (Ed Oxenbould, una sola espressione per 105 minuti di film) e nulla potrebbe chiedere di meglio alla sua vita per essere felice, se non fosse per un piccolo dettaglio: i tre vivono in affitto, Jerry passa da un lavoretto all’altro e, in definitiva, i soldi scarseggiano. Profondamente delusa e perfino irritata dalla decisione del marito di partire per un lavoro lungo e poco redditizio (ma nobile: andrà a spegnere incendi), Jeanette si concede a un uomo più grande di lei, ma ricco e con lei generoso, Warren (Bill Camp, buona la sua prestazione): più che evidente personificazione del Potere, privo di fascino estetico, ma colmo di altre attrattive. Di fronte alle lusinghe di Warren, Jeanette perde ogni scrupolo morale; si dimentica di ciò che è, di ciò che prova, di chi le sta attorno, ed è la fine della fiaba – e l’inizio della realtà. Dano regista non offre una prova particolarmente incisiva, si perde forse in qualche dettaglio di troppo e soprattutto sceglie una storia dalla morale forte, ma sottotraccia, non immediatamente fruibile. 5/10.

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