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Lontano da qui

Regia di Sara Colangelo vedi scheda film

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La recensione su Lontano da qui

di diomede917
6 stelle

 Vincitore del premio migliore regia all'ultimo Sundance e remake di un film israeliano arriva in Italia Lontano da Qui cusiosa traduzione di "The kindergarten teacher" opera seconda della giovane italo-americana Sara Colangelo. Il film vede come protagonista una bravissima Maggie Gyllenhaal, maestra d'asilo innamorata della poesia al punto di seguire un corso di scrittura e disillusa da un mondo arido e apatico rappresentanto da suo marito e i suoi figli. Improvvisamente dal nulla appare Jimmy, un minuscolo bambino di 5 anni che inizia a declamare poesie come l'adulto più navigato. A usare le parole come pochi sanno fare regalando emozioni. Ed è proprio qui che il film prende una piega che lo spettatore non si immagina. Non ci troviamo di fronte a film su bambini prodigio incompresi e la lotta per imporre il loro talento da parte di chi lo scopre. Il film si concentra sulla paranoia della banalità, sulla paura di essere una mosca bianca dentro la mediocrità sociale che ci circonde. Il film si apre sui volti dei bambini che compongono la classe, una classe multietnica gestita da un'insegnante ex figlia dei fiori che cerca di trovare la passione perduta. Il marito è noioso, i figli sono lo specchio di una generazione che vive su Instagram e il corso di Letteratura diretto da un docente fighetto rappresenta una sorta di via di fuga dalla vita ordinaria per poi scoprire che anche il suo talento per la scrittura è ordinario. La conoscenza per questo piccolo talento della poesia la porta inesorabilemente in una sorta di lento declino psicologico. La poesia si trasforma da bellezza e emozione in una ossessione spasmodica. La nostra insegnante da prima farà sue le poesie e poi tenderà a fare suo il poeta cercando prima di proteggerlo e poi letteralmente rapirlo da un mondo che non può capirlo. Il film, molto piccolo e povero di mezzi, gioca tutto sulla bravura della protagonista. Forse il vero punto debole di tutto il film è la credibilità dell'intero impianto narrativo associato ad un ambiente quasi asettico che quasi svilisce qualsiasi emozionalità. Più che un brutto film lo vedo un'occasione mancata che ha tanti spunti interessanti ma anche tanti colpi a vuoto che non lo fa uscire da una valutazione senza infamia e senza lode. Ed è un peccato vista la bravura di Maggie Gyllenhall e la bellezza delle poesie (La serata di gala con il bambino sul palco è veramente toccante). Impalpabile invece Gael Garcia Bernal. Voto 6

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