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Lontano da qui

Regia di Sara Colangelo vedi scheda film

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La recensione su Lontano da qui

di supadany
7 stelle

Per come la società contemporanea si è indirizzata, un qualsiasi individuo dotato del pur minimo intelletto non può che (intra)vedere segnali negativi ovunque e considerare appurato che lo stile di vita stia tacitamente sottomettendo e annientando le forme di pensiero più erudite, potenzialmente in grado di modificare/invertire la rotta. Contemporaneamente, troppi indizi conducono all’omologazione, per giunta nelle forme peggiori, ossia in direzione di un punto di vista che, oltre a essere unico, è estremamente materico, anche al cospetto delle più eloquenti eccellenze intellettuali, rimanendo freddo, per non dire ostile.

Una generalizzata insensibilità ha preso il largo, dinanzi alla quale è complicato controbattere, un sistema che fulmina sul posto chiunque abbia qualcosa da obiettare, tanto da spingere ad andare oltre la logica e le più comuni regole di convivenza. Anche per questo, la mancanza di equilibrio non ha bandiere.

Lisa Spinelli (Maggie Gyllenhaal) è un’insegnante, prima ancora madre, che mal sopporta la totale mancanza di passione per ogni cosa vada nella direzione della conoscenza.

Quando scopre che Jimmy (Parker Sevak), un bambino di nemmeno sei anni, è un poeta in erba, ritrova una passione smarrita da tempo, vedendo in lui l’occasione per fornire alla cultura quel contributo che in prima persona non è mai riuscita a dare.

Cercherà in ogni modo di far emergere le doti del bambino, al punto da ignorare anche le più semplici regole sociali e ogni mite consiglio.

 

Maggie Gyllenhaal, Parker Sevak

Lontano da qui (2018): Maggie Gyllenhaal, Parker Sevak

 

Basandosi sull’israeliano, e omonimo, The kindergarten teacher, Sara Colangelo redige una pellicola che, sulla lunga distanza, squaglia la retorica che innerva i film sui geni precoci e i loro formatori.

Fondamentalmente, edifica uno scavo psicologico, sedimentato sul personaggio di Lisa, figura idonea per rappresentare la fallacità non solo del sistema sociale, che dal canto suo porta esclusivamente a badare al so(l)do e pensare con pragmatismo al futuro, quanto di quel spicchio di mondo che dovrebbe disporre delle armi per architettare delle contromisure.

Quello proposto dal film, è un itinerario sempre più scisso dall’etica e quindi disturbante, che si muove su un terreno paludoso, estremamente abile a generare una crisi, una crepa nel modo di vedere e valutare l’evolversi della situazione, destinata a trasformarsi in una voragine, mutando radicalmente la percezione.

Già, la passione è linfa vitale ed è ammirabile non soprassedere su qualità evidenti da forgiare e farsi carico di una mission, ma è il come ad aprire uno squarcio su cui riflettere.

È così che il film di Sara Colangelo individua il pertugio decisivo, intercetta e sviluppa una dimensione regressiva, descrivendo una parabola discendente con i fari puntati sulla protagonista in pectore. Un ruolo ostico che Maggie Gyllenhaal, un’attrice senza alcuna smania di apparire e capace di scegliere le occasioni irrinunciabili (The honourable woman, The deuce - La via del porno), sviluppa senza remora alcuna, nelle sue incapacità oggettive, quelle delusioni che lacerano lo spirito e spengono la fiamma dell’entusiasmo, con le ossessioni che prendono possesso del timone senza chiedere il permesso.

 

Maggie Gyllenhaal, Parker Sevak

Lontano da qui (2018): Maggie Gyllenhaal, Parker Sevak

 

The kindergarten teacher è una pellicola che non addolcisce la sua mozione, scavando a lungo sottotraccia senza essere appariscente, per poi risvegliarci - con straordinaria caparbietà - dal sogno come dal torpore, fino a evidenziare quei limiti che vorremmo abbattere e dinamiche che sfuggono di mano, allontanandosi sideralmente da quanto avremmo desiderato vedere.

Amaro e risoluto.

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