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What They Had

Regia di Elizabeth Chomko vedi scheda film

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La recensione su What They Had

di Furetto60
6 stelle

Un altro film sull'Alzheimer. Buona la regia, efficace l'interpretazione degli attori.

La famiglia intesa come rifugio e conforto morale, spesso disattende queste aspettative, divenendo il luogo di drammatici confronti, di recriminazioni, rancori, scontri verbali,quando non addirittura fisici e quant’altro.Ovviamente certe tensioni potrebbero restare per sempre dormienti, senza mai emergere, ma quando si verifica un evento drammatico al suo interno, possono espodere in tutta la loro virulenza . E’ quello che succede alla famiglia di Ruth, un’anziana signora che da qualche tempo soffre di preoccupanti amnesie.Un giorno si allontana da casa dove vive con il marito un veterano di guerra e vaga in una bufera di neve. Cosi dopo averla ritrovata il figlio Nicky, che si prende cura dei suoi genitori, convince la sorella Bridget Ertz a tornare nella sua città natale, allo scopo di persuadere il testardo padre Norbert a ricoverare Ruth in una casa di cura. Bridget in compagnia della ribelle figlia Emma, si ritrova cosi nella sua città, a riaprire vecchie ferite mai guarite, riaccendendo conflitti, che sembravano superati da tempo. Dopo “una sconfinata giovinezza” e il sorprendente “Still alice,” il cinema torna a parlare di malattie della memoria.Qui però Il taglio è differente, intanto quelle sopra citate erano storie di precocissimi deterioramenti cognitivi, tipici del “morbo di Alzheimer”, nella fattispecie invece data l’età avanzata della malata, forse sarebbe più corretto discutere di “demenza degenerativa di tipo senile” ma al di là della questione semantica, che lascia il tempo che trova, ciò che viene narrato con molta delicatezza e sensibilità, in questo film, è l’effetto devastante, che procura all’equilibrio della intera famiglia, la sventura che ha colpito Ruth, ma che travolge tutto il nucleo familiare.Ci sono un ventaglio di problemi da affrontare. Come accade spesso in questi casi s’innesca all’inizio, un meccanismo di negazione, il marito non ammette la malattia della moglie ,addirittura vorrebbe portarla in Florida per una vacanza, poi c’è la questione affettivo-sentimentale, non di poco conto, vedere la madre che ti ha cresciuto non riconoscerti più e perdere il contatto con la realtà, procura tanta angoscia e tristezza, ci sono poi i problemi pratici, di sicurezza, Ruth perde l’orientamento, si allontana da casa senza avvisare e non riesce più a tornarci, rischia di farsi del male o fare del male a qualcun altro,poi di organizzazione, bisogna che ci si dedichi tempo, energia e pazienza ,per sforzarsi a costruire un habitat il più possibile protetto e con dei precisi punti di riferimenti, su cui può contare. Infine la scelta più penosa, quella che finirà per far deflagrare tutto il risentimento covato tra fratello e sorella e l'anziano e cagionevole di salute genitore, ovverossia lasciarla nell’ambiente domestico in cui si trova, che le è del tutto abituale, e in cui può essere assistita da persone come il marito che la conosce e la ama, o invece affidarsi a strutture specializzate in queste patologie, dove ci sono attrezzature all’avanguardia, personale competente, ma distaccato e il contesto è del tutto nuovo e potrebbe essere destabilizzante per la paziente.Quesito che non può in realtà avere risposte. Probabilmente ogni storia è un caso a se stante.Il soggetto è attuale, la regia realistica e ben fatta, la sceneggiatura accurata, gli attori bravi.

 





 

 

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