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Ombre

Regia di John Cassavetes vedi scheda film

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La recensione su Ombre

di Antisistema
9 stelle

Ho scoperto praticamente dal nulla che se hai Amazon Prime, hai accesso anche alla piattaforma streaming e con grande gioia ho scoperto che il catalogo filmico è veramente notevole, con film di tutti i tipi e gusti, molto spazio anche a pellicole d'autore e d'annata, rispetto a quella bufala sopravvalutata di Netflix non c'è proprio paragone e grazie ad Amazon ho potuto vedere Ombre (1959) di John Cassavetes in una qualità video come si deve, dato che il film venne girato con pellicola 16mm ed in modo totalmente indipendente con attori non professionisti, costruendo il film tutto sull'improvvisazione come dichiarato dal cineasta nei titoli di coda. Rigirato praticamente 2 volte, la versione che vediamo oggi è quella del 1959, la quale contiene rispetto alla prima un maggior approfondimento psicologico dei tre protagonisti e mette più in secondo piano la questione razziale (che fu comunque l'elemento di novità), scegliendo di avere come protagonisti tre afroamericani, una scelta inedita, praticamente si dovranno aspettare oltre 60-70 anni per avere poi ad Hollywood alcune pellicole con personaggi di colore in maggioranza.

Ben, Hugh e Lelia sono fratelli e sorelle, che vivono nella Manhattan di fine anni 50', molto lontana dai ritratti idilliaci dei film americani di quel periodo, è un quartiere caotico, pieno di persone, dalla pulizia non impeccabile e pieno di giovani che vanno in giro, tra cui il nostro Ben, cercando di divertirsi come possono stando attenti al spendere le esigue finanze, mentre Hugh è un cantate Jazz vecchio stile che cerca di dare una svolta lavorativa ed infine Lelia, sfruttando il fatto di avere la pelle bianca, cerca di trarre vantaggi intrattenendo numerosi flirt anche con ragazzi bianchi.

Le tre figure sono relegate ai margini della società, preda di un disagio esistenziale comune a tutti i personaggi del film, impossibilitati a raggiungere in ogni modo un obiettivo che diventa sempre più evanescente, inafferrabile proprio come le ombre e quindi mai destinato ad essere raggiunto, se non con un compresso al ribasso.

 

Hugh Hurd, Lelia Goldoni

Ombre (1959): Hugh Hurd, Lelia Goldoni

  

Durando poco più di 80' minuti, Cassavetes non si perde in lungaggini, sfruttando la macchina da presa con soluzioni libere ed inedite, nel mettere in scena le nevrosi di una nuova generazione in fermeto, con uno stile molto realistico fatto di primi piani marcati ed un uso della fotografia calibrato sul momento, per evitare di avere un film troppo artificioso nella costruzione, consegnandoci così un film tecnicamente un po' rozzo e che mostra un po' il fianco nel montaggio, ancora in sospeso tra dissolvenze classiche e tentativi di jump cut innaturali, ma risulta innegabile la freschezza di questa opera prima.

Se Ben non ha ancora deciso cosa vuole essere da grande, perdendo tempo dietro la comitiva di ragazzi bianchi, invece di sviluppare la sua abilità di trombettista jazz (il compositore di parte della colonna sonora del film è Charles Mingus, una scelta stilistica in netta controtendenza rispetto al nascente rock americano), mentre Hugh trova mortificate le proprie aspirazioni artistiche, Lelia vive il segmento più politico del film, tramite la relazione con Tony (Anthony Ray, figlio del regista Nicholas Ray), con cui ha anche una scena di sesso (bypassata fuori-campo ovviamente), rompendo il tabù della mescolanza razziale al cinema e portando il ragazzo ad una reazione di sdegno quando scopre l'etnia afroamericana della ragazza, mostrando la sua natura bigotta e schiava dell'ombra del pregiudizio, con tanto di scontro con Hugh.

Nessuno dei tre personaggi raggiungerà il traguardo delle proprie aspirazioni iniziali, dovendo scendere a compromessi nei rispettivi finali aperti e non risolutivi del tutto, facendosi anticipatore di almeno un decennio, dei temi e dello stile alla base della New Hollywood, cge sorgerà dalle ceneri del morente e vecchio cinema classico, con John Cassavetes indiscussamo fondatore del cinema indipendente americano e con un grande avvenire sia come regista che come attore, ottenendo con Ombre (1959) un ottimo successo di critica ed il premio della giuria a Venezia.

 

Anthony Ray, Lelia Goldoni

Ombre (1959): Anthony Ray, Lelia Goldoni

 

 

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