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Dogman

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dogman

di axe
7 stelle

Marcello vive in una borgata a ridosso del litorale laziale. Gestisce un negozio di toelettatura cani, dal nome di "Dogman". La vita nel difficile ambiente di periferia - evocato dallo squallore dell'agglomerato di palazzi a ridosso del mare - non gli impedisce di avere dei valori e coltivare buoni sentimenti. Egli infatti stravede - ricambiato - per la figlia; prova un sincero affetto per gli animali che gli sono affidati e ha rispetto per la gente del quartiere, che conosce da una vita. Crede infine nell'amicizia; ciò lo rende succube di Simone, un delinquente di bassa tacca, manesco, prepotente e schiavo della droga. L'amicizia e la subalternità allo stesso, il quale non lo ricambia minimamente, ma anzi lo sfrutta senza alcuna vergogna, lo portano a perdere quanto faticosamente aveva protetto: un lavoro onesto, la stima degli amici di una vita, e, infine, il sentimento. Pertanto, quasi istintivamente, organizza per Simone una trappola, con lo scopo di farsi finalmente "ascoltare" da lui. Ma le cose vanno nel peggiore dei modi. La storia raccontata dal film è molto semplice e parzialmente ispirata alla vicenda del "canaro della Magliana", che, sul finire degli anni '80 sucitò molto scalpore per la sua crudezza e l'ambiente di desolazione morale entro il quale ne erano maturate le premesse. Tale ambiente è il primo protagonista del film; viene ricostruito in modo simbolico con pochi ma incisivi elementi. Orrendi palazzoni costruiti lungo un litorale martoriato, squallidi negozi dall'insegna triste che lasciano presagire la mancanza di prospettive di miglioramento ("compro oro", sala slot, etc.), il malaffare presente un po' ovunque, nel quartiere, abbandonato dalle forze dell'ordine, circola molta droga e molti, anche se non direttamente coinvolti in traffici illeciti, vantano criminali tra le loro conoscenze. Marcello è il secondo protagonista del film. Egli, benchè non si sottragga alla commissione di reati, ha dei valori e dei sentimenti. E', però, contemporaneamente, un debole. Incapace di opporsi a Simone, personaggio avido ed insensibile, il quale lo trascina lungo un percorso senza ritorno. Sentitosi tradito, e consapevole della propria debolezza, tesse un piano che, nelle sue intenzioni, dovrebbe riuscire ad incutere nel conoscente, che egli considerava un amico, quanto meno il rispetto. La cosa però sfugge di mano a Marcello, che, per è costretto a togliere la vita a Simone per salvare la propria. A questo punto, Marcello, vorrebbe comunicare al quartiere quanto avvenuto, ma - in una sequenza quasi onirica - non ne ricava che indifferenza, e finisce per ritrovarsi solo con il suo cane; il disperato tentativo di ribellione al proprio destino sembra essere fallito. Valido Marcello Fonte, nei panni dell'omonimo protagonista del film, perfetto "vaso di coccio tra vasi di ferro". Realistica anche l'interpretazione dei comprimari, persone segnate dalla vita, senza speranza di redenzione. L'incedere della narrazione è lento; il regista fa uso dei simbolismi e lascia che la tensione cresca in attesa della "tragedia finale", di cui lo spettatore prevede il verificarsi grazie alla conoscenza dei fatti di cronaca cui la vicenda è ispirata. Evento che puntualmente si verifica, e sul quale il regista non trova compiacimento nel soffermarsi, preferendo valutarla secondo l'intento del film, che immagino sia raccontare del sentimento e delle emozioni di una persona buona, inserita in un contesto sociale difficile e costretta a reagire contro la propria natura contro una violenza della quale non comprende il senso. Un valido film drammatico, deve molto ai fatti di cronaca e all'ambiente sociale cui è ispirato; ma tali elementi sono ben rielaborati e rappresentano il punto di partenza per la descrizione di un percorso interiore.

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