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Dogman

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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La recensione su Dogman

di Mulligan71
8 stelle

Marcello e i suoi cani, paiono gli ultimi abitanti della Terra. Marcello e i suoi cani si aggirano in un luogo di desolazione, dove alla loro gentilezza, al loro tentativo di normalità, si contrappone un'umanità alla deriva, macerie fra macerie. Matteo Garrone torna al Cinema introspettivo, piccolo, si fa per dire, dopo le parzialmente sbagliate favole del "Il Racconto Dei Racconti" e, guarda caso, fa centro e lo fa alla grande. "Dogman" è un film bellissimo e cupo, straziante e sincero. Tutto appoggiato sulle piccole spalle di un attore straordinario, Marcello Fonte nella parte della vita, (miglior attore a Cannes 2018), il film non spreca un solo minuto dell'ora e mezza d'ufficio, lasciando le storie secondarie al loro destino e seguendo solo gli occhi buoni del protagonista, che seppure spacciatore di poca importanza, prova a raddrizzare la sua vita e quella di Simone, uno di quei ragazzi di borgata irrimediabilmente perduti. "Dogman" è Cinema pasoliniano, in un certo senso, come se Pierpaolo fosse proiettato in un futuro ancora più triste di quello che profetizzava nei suoi film, nei suoi scritti. Qui la civiltà non esiste più, il paese è scomparso, il lido, le pozzanghere, le lunghe periferie d'erba matta, la cocaina, sono ciò che uccide la speranza, anche in un uomo gentile come Marcello. Sono quello che, ampliando l'orizzonte, soffocherà anche questo, di paese: l'Italia è il suo volto, in un'alba grigia, nel bellissimo silenzio finale. Un grande film italiano, finalmente.

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