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Dogman

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dogman

di hallorann
7 stelle

Che strano paese il nostro, il dittico LORO ideato e realizzato da Sorrentino e scritto con Contarello ha subìto un ostracismo silenzioso, in primis da parte di Cannes che lo ha escluso. Il conflitto d’interessi finanziario, politico e televisivo di Berlusconi ha impedito una riflessione oggettiva e seria su un’opera coraggiosa e libera dedicata ad un “fenomeno” unico del panorama occidentale. Il finto rivale (per i media) Matteo Garrone ha girato un capolavoro ben prima che uscisse, rischiando grosso per l’ispirazione presa direttamente dalla truce vicenda del canaro. In verità il capolavoro lo ha girato Sorrentino, mentre DOGMAN è solo un buon film.

 

locandina

Dogman (2018): locandina

Garrone, dopo lo sperimentale Racconto dei racconti, preparava un Pinocchio che ha dovuto accantonare per tornare su un vecchio progetto che aveva già girato L’imbalsamatore. Sì perché DOGMAN richiama troppo quel capo d’opera irraggiungibile per ambiguità e atmosfere. Dispiace che un regista di così grande talento non abbia osato con qualcosa di nuovo e originale. Quella di Marcello e Simone è una storia di mostri tragici, di violenza e psicologie labili che vivono ai margini di una società e di un’Italia con nuovi valori chiamati Compro Oro e cocaina. Il valore dell’amicizia e del rispetto sono relativi. Marcello è un uomo dolce che sa amare i cani e la figlia Alida. Il mondo (del quartiere) che lo circonda lo riconosce fino ad un certo punto, dopo il gabbio scontato per coprire (all’antica) Simone riceve ingratitudine e rifiuto. Compirà un gesto eclatante nell’indifferenza generale. Due solitudini due, una viva e una defunta. Sullo sfondo la fatiscenza Ferreriana di un quartiere piovoso e inospitale. DOGMAN ricorda il neo neorealismo di Marco Risi, regista ingiustamente dimenticato. E’ un Garrone minore, che si sforza di fare un Pasolini (nelle figure diversamente evangeliche dei due protagonisti) senza poesia. Il vero punto di forza sono le interpretazioni strepitose di Marcello Fonte e Edoardo Pesce, nonché dei marginali Dionisi, Acquaroli e Aniello Reality Arena.

 

Marcello Fonte

Dogman (2018): Marcello Fonte

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