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L'ultima caccia

Regia di Richard Brooks vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su L'ultima caccia

di FABIO1971
8 stelle

"Hai mai visto un cacciatore reso pazzo dai fantasmi? Io non ho mai ucciso un bisonte, ma ho visto gente che è impazzita. Oh sì, gli piglia a tutti un giorno o l'altro... a tutti... e li divora dentro senza dargli pace. I fantasmi con le corna prenderanno anche te: già, un giorno ti sveglierai e te li sentirai dentro te... Non mi credi, amico? Ho visto tipi più in gamba di te impazzire, sembrano invasati, smaniano per uccidere, uccidere, uccidere, come se non fossero nati a somiglianza di Dio. E uccidono fino a perdere la ragione: una notte, poi, si svegliano e sentono il boato di migliaia di bisonti in fuga, li sentono e li vedono dove non ce n'è neanche l'ombra. Pazzia, figliolo... E premono il grilletto senza fermarsi, urlando, sparando, uccidendo...".

[Lloyd Nolan a Robert Taylor]

A caccia di bisonti, ormai in via d'estinzione, nelle praterie del South Dakota del 1883: due cacciatori, Charlie Gilson (Robert Taylor), sanguinario e senza scrupoli, e Sandy McKenzie (Stewart Granger), che invece ha abbandonato, nauseato, l'antico mestiere per diventare allevatore, tornano in pista per una grossa battuta di caccia. Sandy, pur senza entusiasmo, accetta l'incarico perchè allettato dalla possibilità dell'ingente guadagno, ma dovrà presto scontrarsi con la meschinità di Charlie, con il suo odio verso gli indiani, il suo sadismo e le sue pulsioni distruttive. La convivenza tra i due, a cui si aggiungono lo scuoiatore Gambamatta (Lloyd Nolan), vecchio amico di Sandy, e il giovane meticcio Jimmy (Russ Tamblyn), si rivelerà subito complicata a causa della pochezza d'animo, degli ottusi pregiudizi e degli istinti omicidi di Charlie, che è attirato soltanto dal denaro, uccide bisonti per soldi esaltandosi ad ogni carneficina, ammira Sandy perchè è stato il miglior cacciatore sulla piazza e intende riportarlo in pista. Ma restano due uomini intimamente distanti tra loro, due diversi figli dell'epica della Frontiera: sarà una donna indiana (Debra Paget) l'elemento che scatenerà il conflitto tra i due, finendo per allontanarli l'uno dall'altro finchè, in un finale di straordinaria suggestione emotiva, si compierà il loro destino. L'ultima caccia è un western inscritto profondamente nell'opera di revisionismo storico nei confronti dei pellerossa che accompagnò il genere dalla fine degli anni Quaranta in poi, sorretto dall'ottima sceneggiatura firmata dallo stesso Richard Brooks, reduce dal successo di Il seme della violenza, sulla base dell'omonimo romanzo di Milton Lott, che il regista ammorbidisce nei suoi aspetti più crudi e realistici senza, comunque, edulcorarne la vena ambientalista e le istanze di denuncia. Un western superbo e dolente nella sua illusoria ricerca di una redenzione impossibile, immerso negli splendidi paesaggi del South Dakota, tra i lancinanti silenzi squarciati dagli echi degli spari e dall'agonia degli animali morenti, le fiammate di passione del melodramma, i guizzi umoristici, come l'irresistibile sequenza in cui Stewart Granger, completamente ubriaco, balla nel saloon con Constance Ford (si osservi l'espressione esilarante con cui si volta verso il lampadario dopo averci sbattuto la testa), l'incedere incalzante della narrazione, che alimenta inesorabilmente il crescendo di tensione fino al climax drammaturgico dell'indimenticabile finale. Cast impeccabile, a partire dai due protagonisti fino ai comprimari (dal travolgente Lloyd Nolan a Debra Paget, da Russ Tamblyn a Constance Ford), splendide la fotografia del grande Russell Harlan e la colonna sonora di Daniele Amfitheatrof, russo di San Pietroburgo, allievo di Ottorino Respighi al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma negli anni Venti e poi emigrato a Hollywood nel 1937 (sua l'epica e memorabile Major Dundee March di Sierra Charriba di Peckinpah, suo ultimo score per il grande schermo).

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