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La freccia azzurra

Regia di Enzo D'Alò vedi scheda film

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La recensione su La freccia azzurra

di LorCio
8 stelle

Tra i pochi film d’animazione realizzati in Italia, il tenero e toccante “La freccia azzurra” è indubbiamente uno dei migliori, sia a livello di scrittura che tecnico. Ispirato liberamente al romanzo per bambini (ma non solo per loro) scritto dal mitico Gianni Rodari (un uomo al quale ogni bambino deve qualcosa, a cui andrebbe erto un monumento grosso quanto una casa), è la storia di una fuga, “La freccia azzurra”, il pregiato trenino che scappa dal negozio che la befana malata ha affidato al malvagio ed opportunista Scarafoni (personaggio non presente nel libro). A bordo del convoglio si affacciano tutti quei giocattoli che desiderano essere la gioia di un bambino, non una cianfrusaglia come un’altra da tenere in un angolino della stanza: ed ecco allora il saggio capo indiano, il marinaio brontolone, il fiero generale, il cane di pezza che vorrebbe essere un animale vero (bellissima la scena della pipì, segno della acquistata vitalità), le due bambole, il mago pentito, i pastelli colorati, l’orsacchiotto, la paperella etc. Pur non disponendo dei mezzi per reggere il confronto “tecnico” con i colossi di casa Disney, è una favola istruttiva non priva di un suo fascino estetico, che sta proprio nella semplice essenzialità del disegno, nelle statiche eppure vive tinte cromatiche sfoderate. Non vuole impressionare con effetti speciali e simili, non ha questa pretesa. Vuole intrattenere il suo piccolo pubblico non rinunciando a personaggi bizzarri – ricordiamoci che non è affatto un film comico, quanto un fantasy anche abbastanza agrodolce – e a situazioni buffe – grazie a caratteristi come Mezzabarba e il capo indiano –, trasmettendo un messaggio intelligente e originale. Alternando momenti struggenti ad altre più allegri, le musiche di Paolo Conte sono memorabili. Scarafoni è doppiato dal Premio Nobel Dario Fo, la befana da Lella Costa. Enzo D’Alò dimostrerà la sua competenza in materia anche con i film successivi, non solo con “La gabbianella e il gatto”, ma soprattutto con il raffinato “Momo alla conquista del tempo”.

Sulla colonna sonora

Alternando momenti struggenti ad altre più allegri, le musiche di Paolo Conte sono memorabili.

Cosa cambierei

Voto: 7.

Su Enzo D'Alò

Competente, coinvolgente.

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