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The Old Man & the Gun

Regia di David Lowery vedi scheda film

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La recensione su The Old Man & the Gun

di nickoftime
8 stelle
Basterebbe il duetto tra Robert Redford e Sissy Spacek all'inizio del film per giustificare le ragioni alla base di un'opera come "The Old Man & the Gun" di David Lowery, che, nella maniera in cui lo sono i grandi lavori cinematografici, non esaurisce le sue qualità nella bravura degli attori. E qui entriamo subito nel dettaglio, perché la sequenza appena citata non è solo un capolavoro di recitazione giocata sull'understatement e la complicità naturale esistente tra i protagonisti: come qualcuno forse ricorderà, Redford e Spacek sono due icone della cosiddetta Nuova Hollywood, espressione di quel cinema americano che negli anni Settanta è stato in grado di farsi promotore di un umanesimo fatto di storie e caratteri che non limitavano le proprie prerogative al fascino delle star di turno, ma erano capaci di regalare tipi umani la cui straordinarietà consisteva nel calarsi nel quotidiano da persone comuni.
 
È con la stessa filosofia di quegli anni che Lowery mette in scena la storia di "The Old Man & the Gun" incentrata sulla figura (realmente esistita) di Forrest Tucker, un anziano signore che, quasi ottantenne, fu capace di evadere dal carcere e riuscire a svaligiare più banche prima di essere catturato dall'esterrefatta polizia, presa alla sprovvista dal fatto di ritrovarsi tra le mani un, almeno in apparenza, tranquillo pensionato. Detto che, pur avendo la stessa età del protagonista, Redford regge ancora i primi piani come se il tempo fosse scorso più lentamente - per non parlare della Spacek, per certi versi, si passi la licenza, ancora la Holly Sargis de "La rabbia giovane", minuta e magnetica come poche attrici del grande schermo - la versione che ne dà il regista ha più di un punto di contatto con l'universo psicologico e metaforico di quel periodo d'oro del cinema a stelle e strisce: il Tucker di Redford è infatti un ribelle a oltranza come il Sundance Kid di "Butch Cassidy" di George Roy Hill o il Benjamin Braddock de "Il Laureato" e l'Harold del quasi omonimo film di Hal Ashby, nel senso che a prevalere sulla mera trasgressione delle regole è il valore positivo assunto dalla libertà del gesto, allo stesso tempo sberleffo contro il sistema e ridefinizione del concetto di responsabilità secondo i codici di una morale del tutto personale. 
 
Da che parte stia Lowery lo fa intuire la presenza del personaggio di Casey Affleck, il detective John Hunt che, mentre si ritrova alle calcagna dell'imprendibile mascalzone, appare tanto meno convinto dell'utilità del suo lavoro quanto affascinato da uno stile di vita, quello di Tucker, che a lui, sposato con figli, la routine ha inesorabilmente sottratto. Anche qui esemplare risulta la sequenza in cui i due entrano in contatto per la prima volta di persona, con lo sguardo di Hunt, fino a quel momento spento e demotivato, pronto a illuminarsi e a sorridere di fronte a quello che, per paradosso, somiglia più a un interlocutore che a un avversario. D'altronde per la scelta di privilegiare toni intimisti - nostalgici, magari, ma mai lamentosi - e un punto di vista quotidiano sulla realtà, per lunghi tratti "The Old Man & the Gun" più che essere la narrazione di una caccia al ladro tratteggiata con gli stilemi dell'heist movie, si muove lungo le coordinate della commedia malinconica, sopratutto quando si tratta di seguire il corteggiamento di Tucker a Jewel (Spacek).
 
Ad alimentare questa linea narrativa contribuiscono anche le caratteristiche investigative assegnate al poliziotto di Affleck, la cui riluttanza a portare avanti l'indagine è pari solo alla sua indolenza, sintomo di una depressione da America di provincia a cui anche Tucker appartiene, ma solo come antidoto per poterne uscire. Il quale Affleck conferma anche, in un ruolo che non lo vede assoluto protagonista, una maturazione visibile soprattutto nel fatto di essere riuscito a imporre il suo particolare stile di recitazione solo in apparenza monocorde e invece capace di valorizzare, per successive sottrazioni, un già naturale sottotono. Al di là del suo indubbio valore, "The Old Man & the Gun" è destinato ancora prima della sua visione a passare alla storia avendo Redford annunciato che quella di Tucker sarà la sua ultima interpretazione. In attesa di sapere se il divo manterrà fede al proposito, Lowery organizza già la festa con un pre-finale in cui l'intera filmografia della star viene parafrasata tra il serio e il faceto, permettendo al nostro di uscire di scena senza fare troppi drammi e lasciando intatto l'eco della sua splendida carriera.
(pubblicato su ondacinema.it)
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