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Il barbiere di Rio

Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film

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La recensione su Il barbiere di Rio

di mm40
2 stelle

Miserrimo prodottino vacanziero ben foraggiato da un Cecchi Gori che non si sa bene cosa avesse immaginato, affidando a un regista inesperto (e lo rimarrà a vita) come Giovanni Veronesi una commediola in salsa sentimental-esotica con Abatantuono solo al comando di una ritrita serie di stereotipate disavventure sulla falsariga del modello 'italioti all'estero'. Ciò che si salva di tutto Il barbiere di Rio è la già comprovata verve del protagonista, a tratti talmente sbrigliato e incontrastato da sembrare in preda alla più disperata improvvisazione (Abatantuono, si sa, non è Totò: e alla lunga, anzi alla corta il suo repertorio di urlacchi e versacci si esaurisce); così come male non si può certo dire di alcuni comprimari di buon livello (Rocco Papaleo, Antonio Petrocelli, la spalla storica Ugo Conti). Già più discutibili invece le presenze di Ninì Salerno, Margaret Mazzantini e dell'evanescente - nel senso peggiore del termine - Irene Grandi, che canta anche le canzoni sui titoli di testa e di coda. Il barbiere di Rio vorrebbe presumibilmente riesumare la gloriosa commedia all'italiana, sbeffeggiando nel particolare i luoghi comuni sui nostri compatrioti in veste di turisti o emigranti; a tutti gli effetti i risultati sono molto peggio che mediocri e la storia (una sceneggiatura del presupposto regista e di Ugo Chiti) fa acqua da tutte le parti, fra dialoghi inverosimili, personaggi inconsistenti e banalità a profusione. Neppure il più patriottico dei nostri connazionali potrebbe sentirsi offeso da contenuti tanto insulsi da squalificarsi immediatamente da sè. Per la lunga scia di catastrofi cinematografiche abortite da Veronesi, comunque, è solo l'inizio. 2/10.

Sulla trama

Il barbiere Matteo, divorziato e con due figli a carico, sogna la fuga dall'Italia; dove rifugiare se non a Rio, presso la sorella che non vede da decenni? In terra brasiliana cominciano le disavventure di Matteo.

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