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Non dimenticarmi

Regia di Ram Nehari vedi scheda film

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La recensione su Non dimenticarmi

di gaiart
8 stelle

Stay hungry, stay foolish. Steve Jobs – Alice: Sto diventando matta, papà? – Padre: Ho paura di sì, Alice: sei matta, svitata, hai perso la testa… Ma ti dirò un segreto: tutti i migliori sono matti.

 AL TISHKECHI OTI

 

di Ram Nehari

 

 

"Tesoro non sono un leone, sono solo un cavallo sfigato , un topo avvelenato, e sconfitto"

 

 

 

 

               Purtroppo Tom, brava protagonista del film israeliano, non ha avuto la fortuna di incontrare Steve Jobs. E tantomeno ha avuto un padre incoraggiante come quello di Alice Nel Paese delle Meraviglie.

 

               Si perchè certe nevrosi, malattie, disturbi alimentari o psichici come quelli rappresentati nel film dai due protagonisti, spesso sono causati dall'interazione e dalla dinamiche che si creano fin dall'infanzia con i genitori o con chi contribuisce allo sviluppo di quei bambini e di come vengono aiutati a crescere sani.

 

               Nel caso di Tom e la sua anoressia, abbiamo una madre ossessiva e vegana,  dedita più all' andamento, crescita e sviluppo delle verdure biologiche da ingerire  "assolutamente organiche" che alla propria figlia. E un padre durissimo, non in grado di leggere le debolezze, gli usi e i costumi di una figlia fragile.

 

               Non ti dimenticare di me,  illustra quindi per potentissime metafore, la realtà israeliana e la sua dicotomia; un paese in crisi, pieno di conflitti sia dentro che fuori le mura domestiche, sia nel collettivo che nel privato, sia nel sociale che nell'intimo personale o familiare che sia. Che deve fare i conti con se stesso e forse per questo così affascinante, come questa opera.

 

            D'altro canto quando si chiede: "hai letto Nahamide?", esegeta e cabbalista, il riferimento al paese e alla sua mistica è evidente.

 

 

             Nehari riesce perfettamente a emanare la tensione privata  anche attraverso l'uso della musica, con l'incessante ripetizione monocorde di sole tre note suonate  dal protagonista Neil. Con il suo ottone  viene continuamente "rigurgitato" il tema della diversità, della follia. Persino la canzone di chiusura del film è simpaticissima e delinea tutta quella stranezza di cui il film, noi o loro siamo pregni.

 

               "Tesoro non sono un leone, sono solo un cavallo sfigato , un topo avvelenato, e sconfitto" 

Matti o non si spera davvero che vinca il Torino Film festival.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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