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Troppa grazia

Regia di Gianni Zanasi vedi scheda film

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La recensione su Troppa grazia

di Furetto60
7 stelle

Originale opera di Zanasi, non priva di difetti,ma sicuramente interessante. Straordinaria prova attoriale di Alba Rohrwacher .

Lucia ,una straordinaria Alba Rohrwacher,è una geometra, che vive in un piccolo paese, ha una figlia adolescente da crescere, peccato di gioventù, e quindi ragazza madre, che convive con un compagno, che non è il padre della figlia e dal quale si separa, appena si accorge del suo tradimento, esercita la sua professione, da freelance, arrabattandosi alla men peggio, senza alcuna stabilità economica e prospettive, s’infila perfino in progetti, dove la sua partecipazione non sarebbe prevista, sempre a caccia di nuove commissioni. Nevrotica e disordinata è però scrupolosa e pignola nel suo lavoro. Lucia viene assunta da un politico corrotto, che le affida la misurazione di un grande terreno dove dovrebbe sorgere un plesso multimediale "L’Onda" realizzato da un importante architetto. Lucia intuisce che Il progetto non è del tutto regolare, constata evidenti discrepanze, rispetto alle mappe catastali pregresse ma, pur di non perdere la commessa, preferisce tacere. Paolo il committente si affida a lei, non per la sua perizia, ma perché è disperata e disposta a firmare qualsiasi cosa. Quando una giovane donna le appare all’improvviso, proprio sul terreno che sta misurando, presentandosi come la madre di Dio, cioè la Madonna, da atea pragmatica quale è, stenta a credere ai suoi occhi, attonita e spaventata, sospesa tra rifiuto e accoglienza del fenomeno soprannaturale. La faccenda prende una piega surreale, ancorché grottesca perché l’apparizione è tutt’altra che eterea, anzi la Madonna è combattiva e manesca e pretende da Lucia la sospensione dei lavori e la costruzione di una chiesa sul quel terreno. E’ francamente spiazzante quest’opera di Gianni Zanasi, curioso ibrido sospeso tra favola, magia e miscredenza, impressiona per la sua originalità vivida, la qualità maggiore del film, che prova a sollevare una serie di temi. Paradossalmente quello religioso forse è il meno preponderante, il regista utilizza l'apparizione della Madonna,solo come metafora sulla “coscienza” quella voce interiore cui dare ascolto, il nostro istinto, che ci consiglia di imboccare una via quando la logica comune consiglierebbe l'esatto opposto, si interroga sul bisogno di credere in qualcosa, partendo da se stessi e dalla necessità di badare alle piccole bellezze che ci circondano e che ci possono far vivere un po’ meglio. Zanasi pone l’attenzione sulle nostre responsabilità individuali, sull'assumersi l’onere di rimanere coerenti ai propri principi, anche quando fare la cosa giusta, rema contro il nostro personale tornaconto. Naturalmente, c'è la provincia, molto cara al regista, che sembra un mondo a se stante, dove tutto avviene con lentezza, i ritmi sono blandi, i rapporti personali più intimi, e un lavoro che arriva, quando arriva, a singhiozzo, poi il qualunquismo sugli immigrati, il paesaggio tanto suggestivo, quanto ignorato. Poi il regista ci bacchetta sui mali e i vizi endemici e cronici del nostro paese: la speculazione, edilizia, la corruzione, gli inevitabili compromessi, la speranza disillusa nel nuovo che avanza, e ancora la diffidenza verso la diversità. Nel complesso ci sono alcuni spunti che restano appena accennati e incompiuti e perfino il finale lascia perplessi, ma il film è comunque interessante e la prova attoriale di Alba Rohrwacher superlativa

 

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