Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Spassosa e mirabolante avventura dietro le quinte della Hollywood degli anni ’50, un noir in cui convivono cartoni animati e personaggi in carne ed ossa.
Cartoonia, il sobborgo in cui prendono vita le fantasie dei beniamini dei cartoni animati, è ambita da speculatori edilizi e case di produzione cinematografiche. Su Roger Rabbit, difeso dall’investigatore privato Eddie Valiant (Bob Hopskin), ricade la colpa del delitto del magnate Marvin Acme (Stubby Kaye). Nel frattempo il giudice Doom (Christopher Lloyd) trama per la messa al bando di Cartoonia.
Ritmo incalzante e dialoghi brillanti, personaggi squisitamente adorabili, qualche lieve incubo e “turbamento” per i minori di 10 anni, per un classico intramontabile, co-diretto da Zemeckis, il regista delle “meraviglie” e Richard Williams (responsabile delle scene animate).
Cartoni e attori veri già condivisero lo stesso set in Mary Poppins, ma il livello tecnico di integrazione dei fotogrammi animati con quelli in live-action, messo a punto dall’Industrial Light & Magic, è senza paragoni.
Bob Hopskins è più cartoonesco del logorroico e ipercinetico Roger, Chris Lloyd è un villain in vesti da gestapo truccato come Lionel Atwill ne Il Mistero della maschera di cera. L’invenzione più brillante resta però Jessica Rabbit, la famme fatale tutta curve, una Veronica Lake solo apparentemente badass (come ricorda, “non sono cattiva, mi disegnano così”), ma altrettanto geniale Baby Herman, il bebè che fuma sigari e sculaccia le sexy baby-sitter, afflitto “dalle voglie di un cinquantenne con il pisellino di uno di tre”.
Primo caso di crossover cinematografico, tra celeberrimi eroi Disney e Warner (mancherebbero solo quelli di Hanna&Barbera e dei Fleischer Studios): c’è addirittura un esilarante contest tra Duffy Duck e Paperino. Il teaser iniziale tra Baby Herman e Roger è ispirato alle serie Loonley Tunes.
Metacinema autoparodistico, Zemeckis si serve dei soldoni della Hollywood contemporanea, quella delle superstrade e dei fast-food sorte al posto della sua Cartoonia, per svelare meraviglie e scheletri nell’armadio di un’epoca ormai lontana.
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