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Il colpevole

Regia di Gustav Möller vedi scheda film

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La recensione su Il colpevole

di YellowBastard
7 stelle

Arriva dalla Danimarca l’opera prima di un trentenne danese (ma in realtà svedese di nascita), Gustav Moller, pluripremiata in diverse manifestazioni internazionali tra cui lo stesso Sundance Film Festival (Premio del pubblico) e al Torino Film Festival (per la miglior sceneggiatura e il Miglior attore protagonista) che rifacendosi al classicissimo Il terrore corre sul filo (1948) di Anatole Litvak (non a caso tratto da un testo per la radio di Lucille Fletcher del’43) o a La vita corre sul filo di Sidney Pollack ma anche, più  recentemente, a Locke di Steven Knight, Buried - Sepolto di Rodrigo Cortes o anche a Mine (2016) rinverdisce in un cornice fortemente nordica la lista (non lunghissima) di vicende concentrazionarie, costrette in un unico o quasi angusto luogo (un posto dell’anima?) a riordinare, dietro la spinta di un traumatico evento, in qualche modo una vita sbagliata o compromessa.

 

Il colpevole - The Guilty - Wikipedia

 

Il regista danese punta tutto su una sceneggiatura blindata, dettagliatissima, scritta da lui stesso insieme a Emil Nygaard Albertsen, su due sole stanze, un centralino operativo della polizia danese e un vano attiguo, e su un unico protagonista, il bravissimo Jacob Cedergren, su cui la macchina da presa s’incolla per tutta la durata della pellicola, relegando i pochi colleghi a sagome sullo sfondo, sfocate e indistinte, per poi allestire con grande finezza una suspense da radiodramma giostrando abilmente la progressione della vicenda con i suoi silenzi come le attese frustranti di una qualche conferma, con i primi piani del protagonisti a svelare l’impotenza scorata di un uomo combattuto e specchio emotivo di quanto succeda, tutto fuori scena.

 

Data l’impossibilità dell’alternanza infatti la costruzione drammaturgica si edifica sul parallelismo facendo del volto di Asger la superficie emotiva dei dubbi, della delusione, della volontà e la speranza per una assoluzione per la storia come anche per se stesso.

La suspense s’interiorizza diventando evocativa.

 

Il colpevole - The Guilty (2018) di Möller - Recensione | Quinlan.it

 

Claustrofobia allo stato puro e un noir classico oltre che dramma introspettivo, diretto e sceneggiato perfettamente, girato in tre mesi dentro una vera centrale operativa dove telefonicamente si ricevono le chiamate d’emergenza per poi essere girate agli agenti sulla strada, Il Colpevole - The Guilty ci regala uno spettacolo di pura suspense poliziesca, teso e vibrante, attraverso uno stile minimalista portato alla sua suggestione più estrema anche attraverso un processo di astrazione della narrazione la cui dialettica è esclusivamente sonora e costruita attorno al suo unico protagonista.    

Un uomo solo con la sua colpa e una sanzione disciplinare in attesa che, declassato alle chiamate d’emergenza, lo rendono un estraneo anche al contesto lavorativo in cui si trova, una chiamata delle quali lo costringe all’azione nella totale diffidenza però di chi gli sta attorno.

Solo contro se stesso e i suoi fantasmi.

 

VOTO. 7

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