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Il colpevole

Regia di Gustav Möller vedi scheda film

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La recensione su Il colpevole

di diomede917
7 stelle

Ci sono dei film la cui qualità è preceduta dal proprio CV di accompagnamento.

Vincitore del premio del pubblico al Sundance, Migliore sceneggiatura e premio del pubblico al Festival di Torino, Scelto per rappresentare la Danimarca agli Oscar 2019, prossimo remake a stelle strisce con Jake Gyllenhaal protagonista.

Questa opera prima di Gustav Moller ha veramente conquistato tutti, forse per la sua semplicità e la sua asciutezza. In 85 minuti, vissuti solamente attraverso la prospettiva del suo protagonista, vengono condensate molteplici emozioni. Un meccanismo che ricorda molto quello vissuto da Tom Hardy in Locke.

Un uomo, un telefonata, una vita.

Asger Holm è un poliziotto che viene assegnato al 112 per motivi disciplinari in attesa di giudizio proprio il giorno dopo del suo turno di lavoro.

L'ultima  chiamata prima di andare a casa è di Iben, una donna disperata. Rapita dal marito, probabile violenza domestica, 2 figli piccoli rimasti soli a casa.

Ed è proprio in questo contesto che si colloca  il titolo del film.

Chi è il colpevole? Un marito violento, una donna spaventata oppure un poliziotto che deve fare i conti con i suoi demoni?

Tutto il film si basa su due gesti sensoriali. La vista dove la tensione è tutta vissuta nello sguardo del protagonista Jakob Cedergren e l'udito. Le voci dall'altro capo del telefono ci portano a vivere il dramma esterno, come un lettore che si immagina nella propria mente le pagine di un libro.

La disperazione di Iben, lo smarrimento del marito Michael, la dura verità che ci arriva dai poliziotti mandati alla casa della protagonista, i dialoghi con l'ex collega che nascondono segreti inconfessabili e il confronto liberatorio dei due protagonisti.

L'abilità registica, e stiamo parlando di un'opera prima, sta tutta nel rendere visibile l'invisibile. Stare incollato alla fisicità del protagonista che pare un animale rinchiuso in una gabbia lasciando alla nostra fantasia di dare un corpo alle voci.

Il regista gioca anche con noi, ribaltandoci di volta in volta chi è la vittima e chi è il carnefice scavando dentro i nostri pregiudizi regalandoci solo alla fine l'umanita e le fragilità dei protagonisti.

Ottimo esordio che sta facendo emergere la linfa nuova del cinema scandinavo.

Voto 7,5

 

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