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Le onde del destino

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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Utente rimosso (Cantagallo)

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le onde del destino

di Utente rimosso (Cantagallo)
10 stelle

“Si chiama Ian” risponde Bess al consiglio degli anziani, riunito per deliberare sull’opportunità del suo matrimonio con un forestiero. Il villaggio scozzese, sferzato da vento gelido, è una piccola comunità severamente osservante il cui fulcro religioso e sociale si trova in una piccola chiesa senza campane. Come è giusto descrivere Bess? Come una ragazza immatura e instabile oppure come una giovane infinitamente buona? Certamente è un’anima candida, devota come una bambina e segnata da una profonda tensione all’assoluto. E’ lei l’eroina di questa parabola su purezza e perdizione, amore e morte, sacrificio e salvezza. Non c’è mediazione tra Bess e Dio, non c’è moderazione nel suo amore per Ian, non c’è prudenza che ne possa limitare la generosità. Quando si convince di essere colpevole dell’incidente occorso a Ian farebbe qualunque cosa pur di aiutarlo. Lui, afflitto dalla sua penosa infermità, si sente ormai solo un peso per Bess: prima tenta il suicidio e poi, per cercare di svincolarla da se’, la spinge a incontrare altri uomini, supplicandola come se questo potesse procurargli piacere.

E’ questo un nodo fondamentale della storia, che a seconda di come viene letto può condizionare l’intero approccio al film. Vedere nella richiesta di Ian un atto puramente egoista e perverso induce una reazione di rifiuto e irritazione più che comprensibili. Ma in quest’ottica a mio avviso non si spiega il sentimento profondo e protettivo di Ian ampiamente illustrato nella prima parte, nè troverebbe giustificazione il suo tentativo di togliersi di mezzo dopo l’incidente e tantomeno il fatto che Ian acconsenta, visibilmente addolorato, a far ricoverare Bess per metterla al riparo quando lei inizia a comportarsi in modo preoccupante. Io credo piuttosto che Bess travisi, o meglio interpreti in modo estremo e salvifico quella strana richiesta di staccarsi da lui, e si convinca invece di poter salvare Ian dando prova di abnegazione. E’ così che inizia a offrirsi a uomini sconosciuti, sopportandone l’umiliazione, fino a mettersi in pericolo e fino al sacrificio estremo. Su tale condotta immorale il consiglio degli anziani non tarderà ad emettere sentenza di dannazione eterna, ma il Dio di Bess non è quello che detta regole ed emette verdetti, è invece il Dio che ascolta, che risponde, che esaudisce le sue preghiere: Ian, poco dopo il sacrificio di Bess, inspiegabilmente guarisce.

Mentre le campane mancanti alla chiesetta del villaggio risuonano misteriosamente dal cielo, ci si può domandare se si è di fronte a un miracolo o piuttosto a un prepotente atto di superbia di Lars Von Trier, che non ha temuto di presentarsi a Cannes con un film che si avventura nella metafisica. A me piace pensarlo come primato dello spirito sulle leggi che governano la materia, come sfacciata manomissione del principio di causa effetto, come struggente storia d’amore che piega la realtà fisica con la forza di volontà. Un film concettualmente enigmatico, violento nella critica a una concezione bigotta della religione eppure aperto al soprannaturale, crudele sì ma anche eccezionalmente autentico nel descrivere la storia d’amore tra Bess e Ian (Stellan Skarsgard e Emily Watson sono diretti in modo straordinario), la convivenza cameratesca degli operai sulla piattaforma, la prima penosa visita dei colleghi dopo l’incidente, la rassegnata solitudine delle donne del villaggio. Amato e altrettanto detestato, “Breaking the waves” rivelò al grande pubblico un autore che avrebbe proseguito il suo percorso artistico in totale libertà e noncuranza delle convenzioni.

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