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Trainspotting

Regia di Danny Boyle vedi scheda film

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George Smiley

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La recensione su Trainspotting

di George Smiley
10 stelle

La (non)vita di Mark Renton (Ewan McGregor) tra tirate di eroina, amici sbandati, momenti di lucidità e tentativi di uscire dall'inferno della dipendenza in un'anonima e degradata Edimburgo. Uno dei film simbolo degli anni '90.

Tratto dal romanzo omonimo del 1993 di Irvine Welsh, "Trainspotting" di Danny Boyle (uscito nel 1996) è in poco tempo diventato un cult-movie amatissimo e motivo di interesse ancora oggi. Con uno stile a metà strada tra lo "sporco" realismo di "Christiane F. - Noi ragazzi dello zoo di Berlino" di Uli Edel e la grottesca e dissacrante visionarietà dei film di Terry Gilliam, il regista ci racconta le giornate del giovane Mark Renton (Ewan McGregor nel film che ha lanciato la sua carriera) in una fredda e degradata Edimburgo, passate tra rimpatriate con gli sbandati amici di sempre, tirate di eroina e altre droghe più o meno pesanti, momenti di lucidità e tentativi di disintossicazione. Tra momenti esilaranti ed esagerati e drammatici tuffi nei bassifondi della disumanizzazione e dell'auto-annientamento indotti dalla dipendenza, viene descritto con dovizia di particolari il disagio di una generazione (e di molte altre a seguire) che rifiuta di conformarsi ad un'esistenza avvertita come alienante e monocromatica, senza tuttavia trovare una valida alternativa, riducendosi così a passare i giorni in uno stato di intontita euforia che allevia momentaneamente il dolore dell'esistenza. La mancanza di un senso da dare alla vita che non sia puramente materialistico ed edonista è il motivo scatenante di una sofferenza lancinante, nonchè causa dell'isolamento, del rifiuto di integrarsi in società e delle tendenze autodistruttive che affligono buona parte delle generazioni post-sessantottine. L'ambiguo finale è un lieto fine soltanto apparente: Mark riuscirà forse a salvarsi dalla droga, dalle cattive amicizie e dalla criminalità, ma dovrà uniformarsi agli standard di quella vita materialista e monotona che ha sempre odiato. Sorretta da una fantastica colonna sonora in cui, fra gli altri, compaiono Iggy Pop, Brian Eno, Primal Scream, New Order, Blur, Lou Reed e Underworld (indimenticabile il pezzo che accompagna la fuga verso la vita e la "felicità" di Mark, "Born Slippy - NUXX"), la pellicola di Danny Boyle rappresenta una delle gemme più fulgide di quella decade sorprendente e sottovalutata, arrabbiata e romantica che sono stati gli anni '90.

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