Regia di Stéphane Brizé vedi scheda film
Con questo "En Guerre", Brizé, dopo aver già trattato l'impatto sociale della perdita del lavoro con l'ottimo "La Legge Del Mercato", disseppellisce l'ascia di guerra e realizza quello che può essere considerato il film più lucido e potente sulla situazione lavorativa francese, certo, ma che tocca tutti da vicino. Un mondo globalizzato dove la legge del mercato, della finanza, delle multinazionali è sempre più spietata, disumana e reazionaria. Costruisce, quindi, un "mockumentary", pedinando uno dei suoi attori feticcio, Vincent Lindon, che si fa portavoce dei 1100 operai della Perrin, organizzando scioperi e proteste in difesa dei posti di lavoro. Un Lindon stratosferico, pienamente nella parte, che non può che riportare al mai dimenticato Volonté di "La Classe Operaia Va in Paradiso", a cui, considerate le diversità sociali d'allora e di oggi, questo film può riportare. Un film arrabbiato e giusto, un film che, per esempio, oggi, uno come Ken Loach non riesce più a fare, dove i nervi sono sempre tesi, dove la lotta è da trincea e dove ci si spacca la testa facilmente. Purtroppo, è un film amaro, dove la generosità e il sacrificio vanno a sbattere con le prime divisioni fra i sindacati e il cinismo dell'azienda. E' un film che cresce lentamente, dopo una prima parte forse un po' troppo istituzionale, molto dialogata, ma quando comincia a scorrere (metaforicamente) il sangue, la pellicola si anima e coinvolge. Non è un film schematico o ideologico, per nulla, e questi sono più di un punto a suo favore, ma è un film sulla gente comune che prova a difendere la dignità e il lavoro. Un film necessario, oggi, e sicuramente scomodo. Brizé avrà ancora molto da raccontare. Ottimo.
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