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Il mio capolavoro

Regia di Gastón Duprat vedi scheda film

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La recensione su Il mio capolavoro

di alan smithee
7 stelle

VENEZIA 2018 - FUORI CONCORSO / CINEMA OLTRECONFINE

Il facoltoso gallerista Arturo Silva si confessa apertamente col pubblico: sono un assassino, ci rivela senza nemmeno troppa vergogna od imbarazzo. e la storia che ne segue, cerca in qualche modo di spiegarne le dinamiche.

Attorno ai particolari contrastanti, ma sorprendenti, di una capitale argentina adorata più per i suoi difetti e le sue contraddizioni, che per le sue meraviglie urbane, il gallerista ci racconta della sua amicizia e solidarietà con un anziano pittore di nome Renzo Nervi, apprezzato negli anni '80 grazie alle sue coloratissime tele astratte, ed ora caduto in un oblio che pare offuscarlo e renderlo inadatto alla modernità del nuovo secolo, e pure imbarazzante se rapportato al ventennio precedente.

E siccome una voce iniziale ci suggerisce che non bisogna essere degli intenditori d'arte per apprezzare una tela o un'opera artistica, ma è sufficiente perdersi nei dettagli, tra le pieghe delle pennellate, tra le sfumature dei colori, ecco che un fatto singolare spinge i due compari e complici ad approfittare di una emergenza per trovare l'inghippo atto a rendere nuovamente desiderabile e lucrativa, l'opera del pittore.

Dal regista del premiato "Il cittadino illustre", Gaston Duprat, per l'occasione orfano di Mariano Cohn (che interviene tuttavia nel ruolo di produttore), "Mi obra maestra", presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia 2018, si presenta come una commedia spigliata e ben diretta, tutta incentrata su una truffa dai connotati tutto fuorché originali, ma orchestrati con garbo e un azzeccato senso del ritmo, in grad di tener desta l'attenzione e rendere piacevole la visione.

Alla riuscita del film contribuisce assai la presenza di un grande attore argentino come Guillermo Francella, sguardo penetrante e occhio ceruleo che lascia il segno, bravissimo a vestire i panni dell'assassino reo confesso che ha il buon gusto di autovalutarsi nelle intenzioni, più che nelle reali conseguenze dei suoi loschi ma anche irresistibili raggiri.  

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