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Microhabitat

Regia di Gowoon Jeon vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Microhabitat

di yume
8 stelle

Figura dolcissima, Miso, la protagonista, però non trasmette empatia, addirittura sembra un pretesto virtuale, terminal di un excursus sulla distopia che diventa routine.

locandina

Microhabitat (2017): locandina

Corea del Sud, le misure fiscali introdotte dal governo hanno quasi raddoppiato il prezzo delle sigarette, di lì a poco anche il costo dei superalcolici schizza in alto e con effetto domino tutto aumenta, a partire dagli affitti.

Jeon Go-woon apre Microhabitat, film d'esordio 2017, con Miso, 25/30 anni, lunga chioma nera attraversata da una ciocca grigia, sorriso mite, che fa le pulizie a casa di una giovane, carina, che alla fine scopriremo essere prostituta e guadagnare bene.

Miso ha solo tre passioni: le sigarette, il bicchiere di whisky al bar dopo il lavoro e il ragazzo, un fumettista di scarso successo.

scena

Microhabitat (2017): scena

scena

Microhabitat (2017): scena

scena

Microhabitat (2017): scena

E’ il capodanno 2014, Miso fuma appoggiata alla spalletta di un ponte e guarda, forse triste, forse perplessa, comunque sola, i fuochi nel cielo.

Il mattino del nuovo anno le porterà la prima sorpresa, il costo delle sigarette.

Per appagare le sue uniche passioni Miso deve fare una scelta, lasciare il buco di casa in cui vive, la sua valigia come tavolo su cui appoggiare poco da mangiare, e cercarne una che costi meno.

Impossibile, quella più accessibile che l’agenzia immobiliare le propone è una lurida topaia.

Carica di tutti i suoi bagagli Miso comincia un lento viaggio fra le strade di Seul suonando a casa degli amici della band degli anni del college. Cerca un riparo, pochi giorni, il tempo di trovare una sistemazione.

Si snocciolano uno dopo l’altro quadretti di vita in cui Miso entra e da cui esce ben presto, il suo vagare per strada sembra infinito, c’è un diaframma insormontabile fra gli esseri umani, al di là di sorrisi e convenevoli.

La città la risucchia, alla fine sparisce, il ragazzo è partito per l’Arabia Saudita, un lavoro, finalmente, fine dei fumetti.

E’ arrivata dal nulla”

“Il suo sorriso era unico”.

Parlano di lei amici della band giovanile con mogli al seguito, un funerale li ha riuniti ma Miso non l’hanno rintracciata.Niente cellulare “forse non può permetterselo” dice uno come se niente fosse.

Ridono, fanno battute, “forse sta fumando o bevendo il suo whisky”, la mdp riprende velocemente masse di grattacieli, passa sul ponte, il grande fiume Na è lì sotto, un giorno Coccodrillo, il primo eroe di Kim Ki Duk , decise di andarci a vivere dentro.

Locandina originale

Coccodrillo (1996): Locandina originale

//www.filmtv.it/film/27721/coccodrillo/recensioni/555571/#rfr:film-27721

 

Ma i personaggi di quel grande coreano così prematuramente scomparso sono segno di un’emarginazione di cui hanno consapevolezza, anche loro si aggrappano a quel presente precario sulle rive del fiume, ma non hanno aspettative, o forse aspettano Caronte che li traghetti, forse, più probabilmente, cercheranno una sistemazione prima o poi in fondo al fiume.

Miso resta a galla con i suoi “vizi”. E’ il suo modo di spingere verso l’alto un vita che la tira sempre più in basso, è come vivere nel presente immaginando un futuro che non arriva mai, ma intanto qualche feticcio in più aiuta, è una innocua (finchè resta innocua, sia chiaro) espressione di libero arbitrio: il vizio è  scelta, Miso lo vive in sordina, il moralismo spicciolo degli altri neanche la sfiora, lei non chiede molto, non pretende nulla, nella vita ha trovato uno spazio minuscolo, un microhabitat senza prospettive, forse riuscirà a viverci fino alla fine.

Figura dolcissima, però non trasmette empatia, addirittura sembra un pretesto virtuale, terminal di un excursus sulla distopia che diventa routine.

Vendere il sangue per andare al cinema, lasciare la casa per poter continuare a fumare, le banconote verdi che passano di mano spesso in primo piano, regolano la vita, i rapporti sociali, sono un “significante demografico”.

Il corpo è il capitale, viene investito, le sue azioni possono crollare da un momento all’altro, le agenzie di trading sono pronte a offrire nuovi prodotti.

A meno che non si opti per una stanzetta in fondo al fiume, come fa Coccodrillo.

Notte, la città brilla di luci, i grattacieli, il traffico sul ponte, la lucina della polizia in agguato, tutto come da copione.

Una tendina canadese illuminata spunta da qualche parte in basso. Forse c’è lei dentro, certo sa che bisogna fumare fuori.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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