Regia di Adam McKay vedi scheda film
Biopic sulla vita di Dick Cheney, politico “cresciuto” sotto la presidenza Nixon, ma "celebre" poi per la Vicepresidenza dell’era George W. Bush.
Sullo stile del precedente “La grande scommessa” Mckay scrive un biopic non ordinario,soprattuto nella forma. La struttura del racconto è complessa, composta da molti espedienti narrativi: sfrutta continue analessi, aggiunge spesso componenti surreali, intermezzi, narrazioni fuori campo ed un paio di idee a mio parere brillanti.
Il film riesce a catturare lo spettatore anche grazie a tutti questi espedienti che, uniti all’ottimo montaggio narrativo, riescono a regalare alla pellicola un ritmo esemplare.
Raccontando gli intrighi che Cheney ha perpetrato nel corso della sua carriera politica, Mckay entra nei meccanismi e tecnicismi(non troppo complessi) legali e politici con un stile simile a quello visto ne “La grande scommessa”, cercando la semplificazione e aggiungendo ironia.
Lo stile registico rimane spesso irrequieto, però ben quadrato, non sfrutta molti tecnicismi. Uno stile finalizzato alla narrazione con dei discreti movimenti e scelte di posizione della Mdp.
Cast in stato di grazia, la punta di diamante è Christian Bale, ingrassato di Dio solo sa quanti chili per interpretare Cheney, una mimica di portamento e facciale incredibile, e l’ottimo trucco fa il resto. Trucco eccezionale anche per tutti gli altri interpreti, così come le loro performance: Amy Adams, Steve Carell e Sam Rockwell veramente uno più bravo dell’altro.
Mckay si conferma uno sceneggiatore dallo stile unico e un regista capace di valorizzare sia quel che scrive sia gli attori. Un biopic con un buon grado di originalità, che non si ferma a raccontare la storia Cheney quanto più va alle conseguenze di tutte le sue azioni. Un film che grazie anche alla peculiare struttura del racconto riesce a catalizzare l’attenzione dello spettatore.
Voto:8/8.5 (versione doppiata)
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