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First Man - Il primo uomo

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

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La recensione su First Man - Il primo uomo

di YellowBastard
8 stelle

Il film di Damien Chazelle è concettualmente un melodramma lunare anticonvenzionale ed estremamente personale, perchè anche in questa occasione il regista racconta soprattutto di un uomo e della sua personalissima ossessione: la ricerca e il bisogno, durato anni di duro lavoro e sofferenze psicologiche ma anche familiari, di trovare un senso, escatologico ancora prima che personale, a qualcosa che un senso in realtà non ha, ovvero la morte della figlia.

 

Un corpo fragile come vetro: "First Man", di Damien Chazelle (2018)

 

Si tratta infatti di una storia che non racconta affatto di una delle tappe più importanti e fondamentali della storia dell'uomo, evento già raccontato e sviscerato in ogni sua forma e con qualsiasi mezzo a disposizione, soprattutto a un pubblico ormai avvezzo a ben altro e che dopo così tanti anni non può più avvertire l'importanza di qualcosa ormai dato per scontato, quanto quella di un racconto intimo, molto più personale, e che rinuncia ad una eccessiva spettacolarizzazione per narrare invece di un uomo comune alle prese con qualcosa molto più grande di lui e che, forse, non è neppure in grado di comprendere appieno se non, per l'appunto, riconducendolo a una propria catarsi personale.


First Man quindi è un film intimista, che ci porta all'interno della psicologia di un uomo e dei suoi demoni, e di un vuoto talmente enorme che soltanto un'impresa altrettanto enorme è in grado di esorcizzare.

Anzi ci porta direttamente dentro la sua testa, vediamo quello che vede lui e come lo vede lui, sentiamo quello che sente lui (eccellente il lavoro sul suono, compresa una colonna sonoro persistente ma mai eccessiva o invadente), avvertiamo quello che prova come anche come lo prova (ottimo il lavoro di Ryan Goslin e di una sorprendente Claire Foy, alla fine rivelatasi come una vera e propria co-protagonista della pellicola) e ci perdiamo con lui tra i suoi sensi di colpa e a un dolore che non riesce a trovare un suo sfogo.
Di conseguenza la storia risulta volutamente incompleta, depotenziandone alcuni aspetti, specialmente quelli maggiormente legati al Mito e alla componente storico/sociale, dalla portata della corsa allo spazio tra USA e Russia alle reazioni nel mondo a tali eventi, appena abbozzate o trattate solo di sfuggita, giusto con rimandi o qualche accenno, per inquadrare unicamente le conseguenze che tali eventi hanno avuto in particolare su un piccolo nucleo familiare, quello direttamente in prima linea e più coinvolto emotivamente, imbrigliato loro malgrado nelle pieghe della Storia, quella con la S maiuscola.

 

What Happened To Neil Armstrong's Wife, Janet? 'First Man' Shows ...


La missione sulla luna come elaborazione di un lutto personale, quindi, ma forse, nelle intenzioni degli sceneggiatori, anche come sinonimo della perdita dell'innocenza (era il periodo del Vietnam, delle manifestazioni studentesse e dei conflitti razziali e si era ormai prossimi al Watergate) e quindi anche elaborazione delle colpe e delle mancanze di una intera nazione.
Della seria: cosa abbiamo perso, cosa ci siamo lasciati indietro, di importante o addirittura di fondamentale, pur di arrivare per primi sulla luna?
Da qui forse (ed è un forse bello grande) anche la totale mancanza di enfasi o di retorica da parte della pellicola, così come il bisogno invece di un racconto sommesso e inclusivo, quasi funereo, ma forse queste sono solo considerazioni personali o mie impressioni fin troppo fantasiose ma che niente tolgono a un'opera edificante e che celebra più il dolore di un padre (e di una madre) piuttosto che, per quanto importante, un singolo evento.

 

VOTO: 8

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