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First Man - Il primo uomo

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

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La recensione su First Man - Il primo uomo

di omarito99
7 stelle

Altro successo del giovane Damien Chazelle che riesce, al suo terzo lungometraggio, a confermarsi su alti livelli, dopo Whiplash e La la Land.

Damien Chazelle, 33enne prodigio del cinema, lanciatissimo in una carriera cominciata nella maniera migliore; reduce dall' aver vinto la statuetta degli Oscar come miglior regista per La la Land (il più giovane della storia ad aver ricevuto questo premio), ci presenta il suo nuovo film; dove ci mostra lo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong (Ryan Gosling).

Chazelle sceglie di abbandonare la classica narrativa lineare, solitamente usata per descrivere missioni epiche di questo genere, come ad esempio nel retorico e accademico "Apollo 13" di Ron Howard; partendo dal passato di Armstrong, quando ancora lavorava come pilota collaudatore, prima di entrare nella NASA nel 1962.

Viene creato un forte legame tra Armstrong e la figlia, affetta da un tumore, che perderà la vita nella parte iniziale del film, senza però condizionare la determinazione dell'astronauta, il quale sarà spinto anche dalla tragedia per arrivare a raggiungere traguardi insperati.

Il regista, si concentra sui sentimenti, soffermandosi sulla valanga di emozioni provate da Armstrong e dalla moglie (Claire Foy), creando così un vero e proprio dramma familiare: con gli adulti distratti, concentrati e impauriti; rispettivamente per l'ardua missione e per il terrore di perdere il marito.

I due figli invece, che nell' anno di Apollo 11 avevano 6 e 12 anni, sembrano non subire l' ostile situazione, proseguendo la loro vita con spensieratezza, anche se prima della partenza per Apollo 11, il maggiore si rende conto, dopo una cupa e sincera chiacchierata di saluto, della concreta possibilità che non veda più suo padre; salutandolo con una stretta di mano in segno di rispetto e stima.

First Man è quasi un film sui reduci, visto che non vengono affatto trascurati i colleghi di Neil, morti nelle varie missioni o esercitazioni effettuate per raggiungere il grande obbiettivo.

Il grande rischio nel girare pellicole di questo stampo, è indubbiamente quello di farsi concedere a cliché e cadere in esagerazioni, invece First Man non spettacolarizza, toglie ogni epica, ogni patriottismo e ogni vittoria: non si arriva sulla Luna per piantare la bandiera, ci si arriva per dare estrema sepoltura a una figlia, la prediletta Karen.

Viene adottata una regia imparziale, dove si tiene conto di tutte le parti, con i neri che manifestano in segno di protesta; "l'uomo bianco è sulla luna", stigmatizzano cantando. Chazelle crea inquadrature che esaltano i particolari, focalizzandosi sugli occhi dell'astronauta, su quello sguardo sempre distratto dall' ambito corpo celeste, formando immagini di rara bellezza.

Le prove attoriali sono buone, con un dignitoso Gosling, sicuramente adatto ad interpretare il riservato e misterioso Armstrong, con un' interpretazione che ricorda quella di "Drive" diretto da Refn, per le poche espressioni che si concede, rispettando la pacatezza del personaggio in un film così intimista; e un'ottima Claire Foy, molto brava nell' esporre l' angosciata moglie, preoccupata dalla pesante situazione. Buono anche il resto del cast con nomi di rilievo come Kyle Chandler e Jason Clarke.

Le tecnologie, vengono ricostruite con una puntigliosità maniacale; le spettacolari ambientazioni, gli apparecchi osservanti dell' epoca, rinforzati da un'ottima fotografia.

Il film si costruisce su pochi dialoghi d' effetto, mirati, allontanandosi dall' aspetto del film convenzionale di questa categoria, col solito spiegone scientifico per giustificare tutto, si concentra sulla psicologia dei protagonisti con lunghi piani sequenza meccanici, nel descrivere le scene spaziali, con grande mobilità di camera che crea un pò di disordine, ma riesce ad immergere maggiormente lo spettatore nella pellicola.

La pellicola si conclude con l'incontro tra la moglie ed Armstrong (chiuso in quarantena per precauzione, come previsto dal protocollo post missione) separati da un blocco di vetro, in una scena finale poetica e stilosa con un lungo sguardo profondo e le relative mani che si fermano prima di incontrarsi, bloccate da un diaframma di vetro.

Film riuscito, nonostante la difficoltà di realizzazione, distintiva di produzioni con budget simili (59 milioni). Grande regia di uno Chazelle che dimostra di essere capace e brillante, anche in una grande produzione; buona la sceneggiatura di Josh Singer(il caso spotlight, the post); dinamico il montaggio.

Film solido e innovativo in molti punti.

Voto:7

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