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Un'estate d'amore

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Un'estate d'amore

di Elvia
8 stelle

Con Un'Estate d'Amore (tradotto dallo svedese  Sommarlek letteralmente significa Gioco d'Estate) il govane Bergman (all'epoca 32 anni!) mette in scena la storia d'amore tra la ballerina Marie ed Henrik, durata un' estate (un'estate come solo possono esserlo quelle svedesi: brevi, tiepide, dalla luce intensa) e sfociata in tragedia ormai viva solo per mezzo della memoria e dei ricordi di Marie che, dopo aver ricevuto anonimamente il diario di Henrik, ripercorre prima solo con la mente, poi recandosi a visitare quegli stessi posti in cui, tanti anni prima i due si erano innamorati. Riavere in mano quel diario sconvolge Marie che non sa darsi pace, non sa liberarsi nè di quell'amore banalmente e brutalmente perduto nè dal "muro" che, su suggerimento dell'anziano zio Erland, si è costruita intorno a sè fino a scoprirsene prigioniera, consapevolmente sola e incapace ormai di dare e accogliere qualsiasi emozione. Queste le parole dello zio: "Nella vita si può fare solo una cosa: difenderci, proteggerci, alzando attorno a noi un muro che ci isola". Così Marie ha smesso di essere giovane, ha perduto l'allegria, la spensieratezza dell' adolescente qual era, curiosa di scoprire il mondo e l'amore, dedicandosi completamente alla danza. Vicino a comprenderne la disprezione il suo maestro di ballo che, forse inaridito e rassegnato come lei, trovandola sola nel suo camerino, davanti allo specchio e in lacrime con ancora il trucco di scena in viso, le siede accanto. Il suo volto una maschera di trucco. Guardandosi e guardandola allo specchio ("dentro" lo specchio), dopo averle chiesto se conciata così si sentiva ridicola, conclude invitandola a dimenticare il dolore e a vivere solo per l'arte e la danza e che la vita, come in teatro, è solo finzione e rappresentazione. Un'altra prigione, quasi una riproporsi di quel "muro" con qui lei aveva già tentato invano di proteggersi e dentro il quale è stanca di nascondersi. Donando il diario di Henrik a David, mettendo nelle sue mani se stessa (o meglio la se stessa di un tempo), Marie si libera dei fantasmi del passato, della sua incapacità ad amare e, sorridente, dietro la quinta del palcoscenico, bacia David e se ne allontana a piccoli passi entrando in scena all'ingresso della musica ( Il Lago dei Cigni di Caikovskij). E i suoi piedi danzano.  

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