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Il volto

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Il volto

di ethan
7 stelle

Nella prima metà dell'Ottocento la compagnia di girovaghi-illusionisti guidata da Vogler (Max von Sydow), che si finge muto, e composta dalla moglie Manda (Ingrid Thulin), che è travestita da ragazzo e si fa chiamare Aman, dall'anziana nonna di lui (Naima Wifstrand), da Tubal (Äke Fridell) - che parla per Vogler - e dal giovane cocchiere Simons (Lars Ekborg): durante il loro vagare per i boschi essi incontrano l'ubriacone Spegel (Bengt Ekerot), un attore mancato a causa della sua dipendenza, e gli danno ospitalità sul proprio mezzo. La carrozza arriva alla dogana e viene fermata per ordine del console Egerman (Erland Josephson), amante della magia: c'è anche il dottor Vergerus (Gunnar Bjornstrand), che crede nelle scienze e diffida di tutto ciò che riguarda occultismo e magia in generale. Inizia perciò una partita a scacchi, tra i due leader dei rispettivi gruppi.

'Il volto' arrivava dopo tre fatiche spossanti per il grande autore svedese - 'Il settimo sigillo', 'Il posto del fragole' e 'Alle soglie della vita' - e come sua consuetudine, che vedremo verificarsi anche in futuro, si pensi ad esempio a 'La fontana della vergine', seguita dallo spassoso 'L'occhio del diavolo' o alla trilogia religiosa, a cui seguirà l'omaggio, tra gli altri, al cinema muto di 'A proposito di tutte queste...signore', registriamo l'alternanza di opere più pregnanti e tese con altre più 'rilassate': 'Ansiktet' quindi  verte sulle usuali tematiche bergmaniane (il film è incentrato, come in opere precedenti, vedasi 'Una vampata d'amore' e lo stesso 'Il posto delle fragole' nonchè successive, 'L'uovo del serpente' -  su un gruppo di artisti nomadi, sul dualismo apparenza-realtà e sul binomio tra volto e maschera) ma stavolta trattate in maniera più leggera, dando spazio a situazioni prevalentemente da commedia, con qualche inserto drammatico - su tutti la morte, toccante, dell'alcolizzato Spegel tra le braccia di Vogler - in un clima generale attraversato appunto da una certa leggerezza di fondo.

Alla trama principale si intrecciano delle sottotrame che coinvolgono i personaggi secondari, alle prese con la nascita di relazioni tra i due sessi, che modificheranno sia la composizione dei viandanti sia quelli nella sede della dogana.

Il variegato cast è da lodare in blocco, con la contemporanea presenza, unica in un film di Bergman, di tre suoi attori-feticci come Max von Sydow, Gunnar Björnstrand e Erland Josephson e di due delle sue muse, ossia Ingrid Thulin e Bibi Andersson.

Voto: 7,5 (v.o.s.).

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