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Lucania

Regia di Gigi Roccati vedi scheda film

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La recensione su Lucania

di Furetto60
6 stelle

Location di grande suggestione, prove attoriali superlative,tuttavia la storia non è particolarmente originale.

La storia di "Lucania" è ambientata nell’entroterra della Basilicata, luogo suggestivo e inaccessibile, tra le montagne e il mare, dove vivono Rocco un contadino vecchio stampo, tutto d'un pezzo, padre severo e austero, attaccato morbosamente alla sua terra e disposto a tutto pur di difenderla e la figlia Lucia, alias Angela Fontana, una ragazza, problematica, segnata dalla scomparsa della madre, da quel momento divenuta muta, ma che avverte e vede  lo spirito della madre, come se fosse sempre accanto a lei. Il padre, vedendola rivolgersi al vento, la crede pazza e preda del malocchio cosi la fa vanamente sottoporre a dei “trattamenti “da parte di una sedicente maga, per toglierle la fattura malefica. Un giorno Carmine un malavitoso, propone a Rocco di seppellire dei rifiuti tossici nella sua terra. Davanti al diniego passa alle minacce, la situazione precipita Rocco uccide il figlio di Carmine e di conseguenza  padre e figlia saranno costretti a fuggire insieme. La terra è, a tutti gli effetti, protagonista, dura, selvaggia, difficile da gestire ma in grado di dare soddisfazioni, fiori e frutti. È un film duro, come certi paesaggi in cui si svolge, come il volto di Rocco e in fondo, anche quello dei delinquenti. È duro come la vita nei campi, che non concede riposo mai. Ma anche come può esserlo quando tocca lottare, soli per difendere la proprietà, contro una criminalità ottusa, che si occupa solo del proprio tornaconto immediato. Il tono del racconto nella seconda parte cambia, da cupo e minaccioso si trasforma in mistico e al contempo il paesaggio diventa metafisico, come un territorio lunare, brulla, quella che i due trovano al di là del lago. La location è uno dei punti di forza del film. Quello del regista Gigi Roccati, è un cinema che infatti è in simbiosi con l’ambiente che racconta : le alture del Parco del Pollino, monti, valli, campi, abbandonati, questo territorio selvaggio e ricco di suggestioni, vive del folklore dei racconti, dei ricordi  degli abitanti. E poi c'è il fiore che sbuca da quella terra e ha il volto e il corpo di Angela Fontana, con quel vestito svolazzante, i capelli lunghi al vento, movenze leggiadre e aggraziate. Il compianto musicista folk, Antonio Infantino interpreta una colonna sonora potente, testimone di luoghi intrisi di magia, e di sangue. Quel sangue versato per la terra e che lega un padre ed una figlia. Se Rocco è in cerca di redenzione, Lucia deve intraprendere il viaggio più difficile, quello interiore, per ritrovare la capacità di esprimersi. Angela Fontana, regala un’interpretazione fortemente fisica, strepitosa meritevole, non a caso, del premio alla Migliore attrice coprotagonista alla 52esima edizione del WorldFest Houston International Film Festival. Tuttavia, tutti questi intriganti spunti, queste splendide suggestioni, in definitiva restano fini a sé stessi. La regia ci sembra portare il film in un vicolo cieco, in cui la sceneggiatura mostra qualche indecisione e appare scontata, per una storia che sa un po' di già visto, fermo restando i pregi di cui sopra.

 

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