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Ferrari: Un mito immortale

Regia di Daryl Goodrich vedi scheda film

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La recensione su Ferrari: Un mito immortale

di alan smithee
4 stelle

locandina

Ferrari: Un mito immortale (2017): locandina

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - SELEZIONE UFFICIALE

"Nella vita ho fatto solo quello che mi piaceva fare. Mi consola il pensiero che tutto ciò che mi è capitato di fare ritengo non abbia mai nuociuto a nessuno"..... a nessuno a parte i piloti che non ce l'hanno fatta, mi verrebbe da aggiungere...

Sono le parole di Enzo Ferrari, intervistato per l'occasione da Enzo Biagi, che ci fa un gran piacere risentire, quest'ultimo intendo, con la sua voce pacioccona ma da buon padre di famiglia, le sue domande semplici ma mirate, intelligenti, acute, profonde e mai squisitamente provocatorie: un signore come più ne esistono.

Molto più impostate ed impersonali trovo invece le risposte del signor Ferrari, che non nasconde la sua fissazione per la velocità e per la sfida, la sua passione per il pericolo e la circostanza di aver convissuto con la paura ed il rischio per tutti i giorni della propria esistenza.

scena

Ferrari: Un mito immortale (2017): scena

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Ferrari: Un mito immortale (2017): scena

Il documentario si concentra sulla storia della Ferrari e, più in generale, sulla condizione dei piloti di Formula 1 negli anni 50, quando i rischi di incidenti erano decisamente ancora più frequenti e mortali di quanto lo sono ora che le velocità e i motori han reso ancora più potenti i mezzi e minimizzato i tempi di percorrenza dei circuiti.

In particolare il film si concentra sulla dualità che ha caratterizzato in quesgli annio due campioni tutt'altro che rivali, ma addirittura amici, entrambi nomi di punta della scuderia del cavallino: Mike Hawthorne e Peter Collins: i due pionieri di uno sport che ancora oggi è uno degli emblemi dell'italianità e della specializzazione e del lusso made in Italy.

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Ferrari: Un mito immortale (2017): scena

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Ferrari: Un mito immortale (2017): scena

La morte del pilota gentiluomo Collins, le fatiche affinché Hawthorne vincesse la coppa del mondo, per morire pure lui solo tre mesi dopo in un incidente di macchina pure lui, ma non in pista, bensì su una strada pubblica, fuori strada come un qualunque pilota incauto o distratto.

Le testimonianze della moglie del primo, e della fidanzata del secondo, aiutano a conferire verosimiglianza e a circostanziare la documentazione, ma Ferrari: Race to immortality non si può proprio dire che riesca ad emozionare.

Forse è necessario essere patiti di Formula 1, e di Ferrari in particolare, forse invece le testimonianze rimangono lontane al mondo che abbiamo conosciuto o che ci è stato raccontato, e l'Italia che fu grande e mondiale con quel brand e gli altri prestigiosi che ci resero grandi, rimane al di fuori, o si percepisce in modo troppo indiretto o neutro.

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