Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Un film che rimane fra i meno conosciuti di Marco Ferreri, ma che merita una giusta riconsiderazione. E' una satira sull'idea stessa del Potere (qui rappresentato dalla burocrazia Vaticana) che allontana le persone più deboli e indifese, negandogli la possibilità di un confronto e di un dialogo, chiaramente ispirato alle atmosfere kafkiane del "Castello", di cui è una sorta di parafrasi contemporanea. Il regista stavolta riesce a tenere a freno il suo consueto gusto della provocazione, pur con frequenti sottolineature grottesche e caricaturali, e conferisce un buon rilievo ai personaggi, soprattutto al protagonista, il candido Amedeo che si trova del tutto inerme di fronte ad un mondo di cui non riesce a comprendere le regole. In genere si ritiene che Kafka sia uno scrittore difficile da adattare sullo schermo, ma questo film, pur essendovi solo lontanamente ispirato, ne rende molto bene alcuni meccanismi narrativi che, in virtù della loro assurdità, provocano una crescente angoscia che si colora di tinte sinistre nel finale. Sorprendente la scelta di Enzo Jannacci come protagonista, che risulta singolarmente adeguato proprio in virtù della sua estraneità alla tecnica del lavoro dell'attore; nei ruoli da comprimari Ferreri gli ha affiancato un cast stratosferico con un Tognazzi sapientemente perfido che riprende alcuni tratti dei suoi precedenti personaggi Ferreriani; una Cardinale molto a suo agio nel ruolo della prostituta che si innamora dello sfortunato Amedeo; Vittorio Gassman e Michel Piccoli in partecipazioni di lusso, ma comunque incisive pur nella loro brevità. Come in altri film dell'autore, a tratti si ha l'impressione che ci sia troppa carne al fuoco e il discorso si ingarbugli un pò (nella seconda parte si accenna anche al ruolo dei sacerdoti che promuovevano la cosiddetta "teologia della liberazione"), ma nel complesso non si può negarne lo spessore a livello contenutistico e l'ottima riuscita a livello formale. La colonna sonora è firmata da Teo Usuelli: da notare che, nella scena del primo incontro fra Jannacci e Cardinale in una sartoria, la musica è esattamente la stessa di "Dillinger è morto" (scena in cui Michel Piccoli assiste alla proiezione di filmini con giochi di mani ripresi in primo piano).
VOTO 9/10
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