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Drive Me Home

Regia di Simone Catania vedi scheda film

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La recensione su Drive Me Home

di Furetto60
6 stelle

Intenso ed emozionante road-movie. Non originale, ma ben girato e interpretato

 

Piraino, microscopico paese della Sicilia, sperduto tra le montagne e il mare. Antonio alias Vinicio Marchioni e Agostino alias Marco D’amore sono amici per la pelle, cresciuti lì insieme, sognano di diventare grandi e conquistare il mondo. Gli anni passano, tutto cambia. Antonio e Agostino nati nella campagna siciliana, l’hanno poi abbandonata senza salutarla e soprattutto senza salutarsi. Diventati adulti, entrambi hanno preso percorsi diversi.
Molti anni dopo, ritroviamo Antonio trentenne, vive a Londra arrangiandosi con un lavoro da cameriere, ma riesce a malapena a sopravvivere ed è sostanzialmente solo. Non vede Agostino da tanto, ha provato a cercarlo sui social ma non è riuscito a trovarne traccia.
Dopo essere stato sfrattato senza riguardi, per un ritardo con l’affitto, Antonio decide di rientrare in Italia per cercare di vendere la proprietà ereditata dal nonno, prima che sia messa all’asta, con l’intento di ricominciare da qualche altra parte, finalmente riesce a mettersi in contatto con Agostino e cosi decide di fare tappa in Germania per raggiungere l’amico, che intanto è emigrato a Monaco, dove si è messo a fare l’autotrasportatore riuscendo a mettere da parte un bel gruzzolo. I due amici d’infanzia si rivedono dopo tanto tempo e si mettono in viaggio insieme. Il clima all’inizio è teso, ci sono cose che non si sono mai dette. Agostino si è tinto i capelli, porta l’orecchino e si fa chiamare August. Antonio c’è l’ha con lui con lui perché è andato via senza dare spiegazioni e senza avvisare. Dopo un alterco, i due si separano bruscamente. Agostino per fare in fretta e guadagnare tempo invece di dormire, s’imbottisce di anfetamine e continua a guidare, finendo per andare fuori strada con il camion.
È soccorso da Antonio e I due amici si ritrovano, ma bloccati in un paesino sperduto in mezzo alla campagna. Conoscono Karl, un ex-meccanico, oggi un contadino di una piccola azienda agricola, Karl non vuole soldi, sarebbe contro i suoi principi, ma propone uno scambio. I due amici danno una mano a Karl, nella sua terra, in cambio della riparazione.
Nella fattoria Antonio incontra per la prima volta i “woofers” ospiti di Karl, che sono giovani provenienti da tutto il mondo, giunti lì per imparare il mestiere del contadino in cambio solo di cibo e alloggio, dopo un brevissimo flirt tra Antonio ed Emily, una di questi ospiti, i due si rimettono in marcia e finalmente si chiariscono, Antonio è omosessuale e dopo un duro scontro con la famiglia omofoba, che non accettava la sua condizione, aveva deciso di tagliare in toto, con la sua famiglia d’origine ed era andato via senza avvisare nessuno, nemmeno il suo migliore amico, per timore di essere rifiutato anche da lui. Cosi dopo questa rivelazione, lo strappo è ricucito, i due finalmente si riconciliano. Profondamente scosso dall’esperienza del viaggio, dal confronto con l’amico e dall’incontro con Emily, Antonio ritorna finalmente a Piraino, dove ritrova dopo tanti anni i luoghi della sua infanzia, dei suoi affetti, della sua vita. Nel momento in cui dovrebbe decidere di vendere il suo oliveto e reinventarsi una vita altrove, si scopre a guardare la sua terra con nostalgia e a riconoscere il valore delle proprie origini, e, soprattutto, il profondo senso di un’amicizia riscoperta. Perdersi, ritrovarsi e poi perdersi di nuovo. Antonio e Agostino, uomini fragili e al contempo forti, legati da un’amicizia vera, interrotta da un malinteso, come spesso accade

 La regia di Simone Catania, all’esordio in un lungometraggio, scandisce la storia con un ritmo cadenzato, perfettamente calzante a un road-movie, perché è di questo che si tratta. Il regista non scrive una pagina nuova, il genere di per se è inflazionato, cinematograficamente parlando, tuttavia le sue declinazioni, sono per sua definizione svariate e quindi anche questa trova il suo dignitoso posto, nella stupenda cornice dei plumbei cieli e delle verdi e sconfinate campagne del Belgio e nella grandissima interpretazione di Marco D’amore e Vinicio Marchioni.

 

 

 

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