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L'ultima ora

Regia di Sébastien Marnier vedi scheda film

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La recensione su L'ultima ora

di mck
8 stelle

Dream for Free.

 

 

La regola 34 dell’Internet è una delle prime 10 leggi fondamentali (qualquadra non cosa, ma va beh) di quel non-luogo altrimenti noto come 2vù2vù2vù e così recita: “Se una cosa esiste, allora c’è anche la sua versione porno, senza eccezione alcuna.”
Ecco, “l’Heure de la Sortie”, l’opera seconda di Sébastien Marnier (“Irréprochable” e il prossimo “l’Origine du Mal”) che il regista trae, con la collaborazione di Elise Griffon, dal romanzo d’esordio dell’insegnante Christophe Dufossé innestandovi nervature contenutistiche haneke-östlundiane (“Der Siebente Kontinent”, “Benny’s Video”, “71 Fragmente…”, “Caché”, “Das weiße Band” + “Play” & “Turist”) e venature formali lanthimosiane, è la versione porno - nel senso di osceno sociale psicotico - di due film come “l’Esquive” di Kechiche e Lacroix ed “Entre les Murs” di Cantet e Bégaudeau, e una “favolaccia” con finale catastroficamente iperrealista.

 

 

Il professore di lingua di una classe pilota (pochi studenti con voti altissimi) di un liceo francese durante una lezione apre una finestra, sale s’una sedia e oltrepassando la cornice del quadro esposto all’esterno raggiunge il selciato qualche piano più in basso (non morendo sul colpo, ma finendo ricoverato in coma farmacologico). Pare si chiamasse Henry Lett, si fosse ritirato da qualche anno dalla carriera politica svolta presso un piccolo partito di centro del suo paese natale, il Belgio, ma pochi giorni prima avesse ricevuto una chiamata a candidarsi come segretario dai principali dirigenti suoi ex colleghi, anche se una prova diretta di un nesso causale fra i due avvenimenti - la modesta proposta e il tentato suicidio - non è stata, ad oggi, trovata. [Attenzione, nota della @Redazione di FilmTV: l'utente @mck non cita le fonti necessarie e la frase precedente potrebbe non corrispondere a verità.] Sei di quei pochi studenti si dimostrano meno colpiti dal fattaccio…

 

 

Alla buona prova dell’attore protagonista Laurent Lafitte si affiancano quelle dei 6 alunni “speciali”, tra i quali emerge particolarmente Luana Bajrami (“Portrait de la Jeune Fille en Feu”).
In alcune parti secondarie spiccano Emmanuelle Bercot, il rohmeriano Pascal Greggory e il tatuador Thomas Scimeca.


Fotografia di Romain Carcanade (“Felicità” di Bruno Merle), montaggio di Isabelle Manquillet (“la Nuit a Dévoré le Monde” ) e musiche di Zombie Zombie.

 

 

A tratti confusionario perché non tutti gli elementi trovano una loro spiegazione razionale (in un film che estremamente razionale è), ad esempio, se si comprende il furto del computer portatile come risposta a quello dei DVD, più difficile da accettare è non tanto il perché ma il percome i 3 professori a vario titolo coinvolti nell'essere cavie da suicidare cadano così facilmente in questo gioco al massacro, è però un'opera che riesce ad esprimere un certo livello di "sano" perturbante.

 

 

Nota "curiosa": anche qui, come nel recente “Sweet Home”, nevica a cazzo, sul finir dell’estate. (No, nonno Vittorio di Bergamo, non significa che il riscaldamento globale non esiste, e tieni, su, prendi le pilloline psicotrope.)

 


Ma tu guarda che faccia che c’ho io.
Non c'ho mica la faccia di uno che soffre.
È il mondo!
[...]
Esco,
e vedremo come va a finire.
C’è una fine per tutto,
e non è detto che sia sempre la morte.

* * * ¾          

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