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Bugie rosse

Regia di Pierfrancesco Campanella vedi scheda film

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La recensione su Bugie rosse

di FilmTv Rivista
4 stelle

Sempre più inverosimili i giornalisti immaginati dagli sceneggiatori cinematografici. Invece che lavorare, conducono inchieste rischiose: come se importasse a qualcuno scoprire i dettagli della prostituzione maschile. Bugie rosse di Pierfrancesco Campanella parte da questa pretestuosa vicenda per stuzzicare infantilmente il pubblico con le ambiguità di una coppia torinese d'origine - stando alla targa di un'auto - nella Bologna lussuriosa. Lui, Marco lavora per una Tv privata, in costante competizione con Marina, agguerrita donna in carriera; lei, Adria, viaggia, non si sa perché. Indagando fra le "marchette", il giornalista viene rapinato e prende una botta in testa. Poco più in là, un faccendiere, pure lui a caccia di avventure, ne prende una molto più forte. Segue una catena di delitti - i morti sono tutti omosessuali -, commessi da un assassino rigorosamente in guanti neri, impeccabilmente sussurrante al telefono e miracolosamente al corrente dei movimenti delle sue vittime. Nel corso degli interminabili cento minuti di Bugie rosse, si assiste ai peggiori luoghi comuni darioargenteschi. Gioia Scola tenta di recitare, Tomas Arana è una malriuscita clonazione di Costner e Irons. Lorenzo Flaherty, bello televisivo, porta slip rossi che toglie in continuazione per la felicità di uomini e donne, ma senza che si veda mai il delicato contenuto.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 25 del 1994

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