Espandi menu
cerca
Hagazussa: La strega

Regia di Lukas Feigelfeld vedi scheda film

Recensioni

L'autore

maurizio73

maurizio73

Iscritto dal 25 giugno 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 84
  • Post 4
  • Recensioni 884
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Hagazussa: La strega

di maurizio73
7 stelle

L'esordio di Feigelfeld intraprende un percorso autoriale che contamina ricostruzione storica e ricerca antropologica, lasciando intravedere, dietro superstizioni arcaiche che affondano le proprie radici nei millenari cicli della vita e della natura, la condizione sociale e psicologica di donne sole in un'epoca oscura.

Vissuta in isolamento insieme alla madre morta di peste, la giovane Auburn diviene a sua volta una ragazza madre costretta ad accudire da sola la figlia ancora in fasce ed a subire l'ostracismo della locale comunità montana che la considera una strega. Quando l'unica persona gentile che le si era avvicinata manifesta la perversione delle sue reali intenzioni, la sua già fragile sanità mentale vacilla pericolosamente.

 

locandina

Hagazussa: A Heathen's Curse (2017): locandina

 

Come già avvenuto per l'esordio horror dell'americano Robert Eggers (classe '83) anche quella del giovane teutonico Lukas Feigelfeld (classe '86) sfugge alla facile classificazione del film di genere per intraprendere un percorso autoriale che contamina ricostruzione storica e ricerca antropologica, lasciando intravedere, dietro il mistero di superstizioni arcaiche che affondano le proprie radici nei millenari cicli della vita e della natura, una sensibilità non comune per la condizione sociale e psicologica di comunità isolate alle prese con le paure alimentate da un antico potere religioso e le difficoltà materiali di una nuova fondazione.
Dal New England dei padri pellegrini e della caccia alle streghe del XVII secolo alle malghe alpestri ed alla peste bubbonica dell'Austria del XV secolo, il limine del bosco rappresenta il confine oltre il quale si celano le misteriose forze di una natura madre e matrigna, fonte di un'indispensabile economia di sussistenza ma anche potenza evocativa di soverchianti forze cosmogoniche in grado di generare le infinite schiere dei propri figli come di schiacciarli con poderoso battito d'ali nel volgere breve della corta stagione della loro esistenza. Ancora una volta è la donna, simbolo di fertilità e generatrice di vita, il fulcro di questo primigenio rapporto dell'uomo con l'ambiente circostante, ma anche incarnazione di un un terrore escatologico che reclama l'esorcismo di sanguinari rituali sociali ed alimenta diffidenze e superstizioni con le quali riaffermare l'imperio di un crudele dominio sessista.

 

Anya Taylor Joy

The Witch (2015): Anya Taylor Joy

 

Risultati immagini per hagazussa

 

Costruito nel ribaltamento prospettico di una vicenda che continua nel segno di un isolamento sociale di una madre con la propria giovane figlia quella che potrebbe essere invece una ellissi narrativa (scopriamo solo nel rivelamento del nome dei tre personaggi che non è così), il film rimanda anche nella sua struttura a quella ciclicità di morte e rinascita che ne costituisce il motivo portante, alternando alla maestosa indifferenza di un anfiteatro alpino la dolorosa discesa agli inferi di una creatura sfortunata e mantenendo con sorprendente maturità stilistica il rigore di una ambivalenza del registro che fa emergere dalla narrazione di un'epoca di oscurantismo e superstizione, il dramma sociale  di  donne sole costrette ad allevare il figlio della violenza nell'economia di sussistenza di una malga isolata. La donna cioè, si adatta all'idea che la società sviluppa di lei: ragazza madre e reietta che si crede una strega (la Hagazussa del titolo), implacabile untrice dei suoi stupratori ed infanticida antropofaga di un pasto abominevole.

 

Risultati immagini per hagazussa

 

Immagine correlata

 

Immagine correlata

 

Immagine correlata

 

Immagine correlata

 

Risultati immagini per hagazussa

 

Benchè l'uso della camera a mano, i lunghissimi piani che colgono la torreggiante maestosità del paesaggio e le angosciose suggestioni del fuori campo suggeriscano la presenza di inquietanti presenze ultraterrene, la messa in scena si attiene al crudo realismo di una progressione nella follia che trova motivazioni razionali e profonde nell'alienazione sociale, nelle pulsioni individuali e negli indrottinamenti religiosi, confermando le cristalline qualità di un esordio cinematografico destinato a lasciare il segno. Una Aleksandra Cwen che sublima con la propria interpretazione un ruolo di grande valenza espressiva ed un finale che, come nel fuoco alpino (Hohenfeuer) di un film svizzero coevo dell'autore, chiude con la sua fiamma purificatrice il ciclo di un'esistenza di cui la natura è madre impassibile che sovrasta dall'alto delle ere geologiche la breve comparsa degli innumerevoli  figli che da tempo immemore le riposano in grembo.

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati