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Creep 2

Regia di Patrick Brice vedi scheda film

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La recensione su Creep 2

di alan smithee
7 stelle

Ritroviamo il caro Josef (che tuttavia ora, probabilmente per ragioni di depistaggio, si fa chiamare Aaron), mentre sta compiendo la sua ultima (in ordine di tempo) missione di vita: quella di eliminare il giovane Dave, conosciuto e conquistato nella fiducia, che finisce per morire per sua mano in circostanze repentine quanto efferate, cullato tuttavia dalla amorevole presenza dell'amico che gli ha tolto la vita.

Dopo questo snervante inizio, l'azione si sposta sulla bella videomaker sara che, sfiduciata dal calo di ascolti del suo blog dal vivo inerente gli incontri più strambi via internet, viene contattata da Aaron che si autodenuncia come assassino seriale, e richiede alla ragazza di essere ripreso in una videoconfessione che si dovrebbe concludere con la sua autoeliminazione: quale occasione migliore per concludere in bellezza quella ormai snervante esperienza di videomaker?

I due si incontrano, Aaron conquista l'interesse della ragazza, ma accentua anche la sua inquietudine quando le dimostra, tramite video girati in passato (tra cui la splendida, inquietante, indolente conclusione del primo Creep), di essere realmente un pazzo e furioso serial killer; ma ora la sua voglia di uccidere sta scemando, e l'assassino si ritrova frustrato e sbalestrato come un uomo senza più un fine.

A tre anni di distanza dal clamoroso, sferzante primo capitolo, presentato al Festival di Locarno, si riforma la coppia Patrick Brice (regista) e Mark Dupass (attore, straordinario ed inquietante come nel primo film, che si concede anche una coraggiosa scena di nudo integrale), entrambi sceneggiatori del bizzarro script di questo ironico secondo capitolo.

Per quanto meno sorprendente del primo, il film, mockumentary bello e buono ma giustificato dalla eccentrica situazione di base, si avvale della trascinante presenza fisica della affascinante attrice e regista Desiree Akhavan (Suo il valido "La diseducazione di Cameron Post", visto alla Festa di Roma 2018), ottima nel prendere le parti di una tenace donna che cambia continuamente di ruolo tra predatore e preda.

Un horror che non è un vero e proprio horror, quanto più una commedia corrosiva e tutta dialoghi che sa tuttavia dare un certo spazio alla sua efferata vena omicida.

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