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The Front Runner - Il vizio del potere

Regia di Jason Reitman vedi scheda film

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La recensione su The Front Runner - Il vizio del potere

di alan smithee
4 stelle

locandina

The Front Runner - Il vizio del potere (2018): locandina

TFF 36 - FESTA MOBILE - FILM D'APERTURA
Gli Usa ci sguazzano sulle vicende extraconiugali di presidenti e candidati presidenti. L'epopea politica fallimentare del candidato democratico Gary Hart nel 1988, segna i tratti tipici (e patetici) della mentalità americana più becera e pressapochista: quella che giudica un politico e un uomo di comando più per le sue vicissitudini personali, private ed intime, che per la sua abilità nel distinguersi tra la folla come solutore di problemi che affliggono e piegano equilibri ed economie di paesi e nazioni.
Di fatto il film, dalla valida scrupolosa ricostruzione d'ambiente, nel voler raccontare come uno scandalo rosa extra-coniugale possa compromettere una carriera politica apparentemente inarrestabile di un valido e pieno di appeal uomo di potere, si perde negli stereotipi di un gruppo di personaggi che non riescono mai a distinguersi né a trasformare il film in un qualcosa che non trasudi di logorroico e già visto, afflitto da uno schematismo snervante svenduto per sferzante ironia.

Hugh Jackman

The Front Runner - Il vizio del potere (2018): Hugh Jackman

Hugh Jackman

The Front Runner - Il vizio del potere (2018): Hugh Jackman

E Hugh Jackman, volenteroso e impegnato, trasforma la sua interpretazione in un tentativo più  che altro mimetico che lo rende un po' burattinesco, penalizzato da un parrucchino posticcio ed incongruo che riesce solo a ridicolizzarlo.
E se il film non chiarisce le dinamiche di uno scandalo (se Hart è separato dalla moglie, come non sembra sia, ma egli espressamente dichiara lungo la vicenda, che scandalo rappresenta frequentare un'altra donna? Boh...), né prende mai posizione, il film si mantiene neutro anche quando tenta la via della battuta scaltra e dell'ironia.

locandina

The Front Runner - Il vizio del potere (2018): locandina

In regia, troviamo un nome tosto, cinesta assai attivo e spesso molto acuto e bravo come Jason Reitman, che tuttavia dà vita qui alla sua opera più impersonale e deludente.
Affiancano Jackman una Vera Farmiga clone di Jane Fonda e, di fatto, molto Hilary Clinton, ma si segnalano per bravura, più che altro, i soliti J.K. Simmons e Alfred Molina.
Tutto il resto è noia e cliché affabulatorio, su un popolo tediosamente ed inguaribilmente moralista.

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