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Amanti folli

Regia di Max Ophüls vedi scheda film

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La recensione su Amanti folli

di alan smithee
7 stelle

MAX OPHULS: RETROSPETTIVA/FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019

Al suo quarto film, il giovane Max Ophuls trae dall'opera di Arthur Schnitzler (da cui trasporrà un ventennio dopo lo splendido "La Ronde"), un melodramma sul sentimento dell'amore contrastato e sopraffatto dalle disumane e riprovevoli convenzioni sociali, all'interno della rigida ed orgogliosa società asburgica di inizi Novecento, suddivisa per caste rigorose e fermamente legata a principi e convenzioni come l'onore e la reputazione.

A farne le spese, una giovane coppia formata dalla bella aspirante musicista Christine, figlia di un umile violoncellista vedovo, che si innamora di un giovane ufficiale di cavalleria, a sua volta segretamente amante di una ricca signora, ma in procinto di lasciarla proprio pochi giorni prima di incontrare fortuitamente la ragazza di cui sopra durante un passeggio con l'amica lungo i vicoli cittadini.

Il fidanzamento tra i due procede nel migliore dei modi, non fosse che il marito della baronessa viene a conoscenza del perpetrato tradimento della moglie con il tenente, e, per vendicarsi, lo sfida a duello.

L'esito sarà doppiamente tragico, perché Christine, appresa la notizia della morte del suo amato, si getterà dalla finestra dalla disperazione.

Già da questa che rappresenta una delle opere della fase giovanile del celebre regista, di origine tedesca, ma cittadino del mondo in un periodo complesso per la storia dell'Europa intera come quella del primo trentennio del XX secolo, emerge su tutto, l'eleganza e la disinvoltura della messa in scena, che si sviluppa già ora attraverso riprese mobili sofisticate ed intriganti che sorvolano e percorrono spazi e scenografie dai particolari assai curati e suggestivi, in particolare quando la messa in scena si sviluppa lungo le viuzze intricate di una Vienna suggestiva immersa nel candore polare di una nevicata che tenta, seppur invano, di ricoprire per sempre, col suo manto suggestivo ed immacolato, le tragedie di una umanità ove l'onestà e la naturalezza dei sentimenti viene soggiogata e sopraffatta dalla profana volgarità della forma e dalla futilità di una faziosa etichetta morale spregiudicata e del tutto settaria ed intransigente. 

Tra gli interpreti, motivati ed intensi, riconosciamo la valida Magda Schneider, futura mamma di Romy, che avrà modo di interpretare circa venticinque anni dopo il remake del medesimo film, dietro la regia di Pierre Gaspard-Huit.

Già in questo film si propone come soluzione definitiva e spesso, se non sempre, iniqua ed ingiusta, oltre che violenta e prevaricatrice, quella del duello: una forma risolutiva bestiale che legalizza l'omicidio di un proprio simile per ragioni legate all'onore e alla reputazione: una tematica che si incontrerà spesso, successivamente, nelle magnifiche opere avvenire del grande maestro tedesco. 

 

 
 
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