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End of Justice: Nessuno è innocente

Regia di Dan Gilroy vedi scheda film

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La recensione su End of Justice: Nessuno è innocente

di Furetto60
6 stelle

Thriller giudiziario, ottima prova di Denzel Washington

Roman J Israel ,alias Denzel Washington, è un bizzarro avvocato difensore, che “erra” per le strade di Los Angeles, rigorosamente a piedi, indossando abiti sformati, sfoggiando una pettinatura afro e occhialoni anni ’70, con le cuffie perennemente sulle orecchie, per ascoltare ininterrottamente musica soul e funky, mangiando burro di noccioline, tenace attivista per i diritti dei più deboli, idealista convinto, lavora in uno studio che patrocina clienti, poco abbienti, quelli emarginati e svantaggiati, che il più delle volte non possono permettersi una difesa degna di nota. Roman, è un uomo scrupoloso, meticoloso e con una memoria di ferro, qualità utili per il lavoro di preparazione dei casi giudiziari, ma è anche un istintivo e passionale, che dice tutto quello che pensa, privo di "self-control"e di freni inibitori, perciò lascia che sia il suo socio, William Jackson ad andare nei tribunali, restando opportunamente “dietro le quinte”. Quando però William si ammala gravemente, lo studio che è in deficit, viene messo in vendita, lasciando Roman, disoccupato. Chi ne acquisisce la proprietà, George Pierce, alias Colin Farrell, è uno squalo, che si occupa poco di grandi ideali ,ma molto di realizzare guadagni, tuttavia conoscendo le doti professionali di Roman , lo vorrebbe comunque al suo fianco, ma in prima battuta, lui con sdegno declina l’offerta, si propone a vari studi legali, senza successo, poi cerca di farsi assumere da un’organizzazione no-profit, che si batte per i diritti civili delle persone di colore, ma il suo comportamento è anacronistico e cozza con una realtà ben diversa rispetto a quello che pensava di trovare, accetta suo malgrado dunque, di tornare a lavorare nel vecchio studio, con uno stuolo di professionisti venali e “senza anima”, guidato da Pierce, ma anche qui combina guai, fin quando stufo di prenderle sempre, non decide di intraprendere un’iniziativa illegale e rischiosa. Opera seconda di Dan Gilroy, figlio del drammaturgo da Pulitzer, Frank.”Nessuno è innocente” arriva a quattro anni di distanza da “Lo sciacallo”. Lodevole nelle intenzioni di denuncia, verso una società arida, molto dedita ai guadagni e poco attenta all’umanità e contro una giustizia "malata" ,lascia perplessi invece nella realizzazione. La storia di Roman e del sottobosco giudiziario in cui sguazza, aggrovigliato e insondabile, ha un doppio passo. La figura dell’avvocato contro corrente, idealista poco avvezzo alle cose pratiche, a tratti vibrante e trascinante, ma spesso anche insicuro, infantile e impacciato nel manifestare i suoi sentimenti, schiavo delle proprie ossessioni, è disegnata con cura e dovizia di particolari, non a caso Denzel Washington ha preso una "nomination" per la sua interpretazione, il rovescio della medaglia è quel Pierce appena abbozzato, definito un “fichetto” arrivista, però personaggio in definitiva, lasciato sullo sfondo, per niente approfondito e sviluppato. Tutto ruota attorno a Roman al punto da farlo risaltare eccessivamente, rispetto al narrato, che soprattutto nella seconda parte si avvita su se stesso, anche se i temi sfiorati sono tanti e importanti : le class action ormai inutili, il razzismo istituzionale, le forze finanziarie dominanti in una metropoli degradata e caotica, una giurisprudenza schizofrenica, il risultato, in ogni caso, non è completamente convincente.

 

 

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