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Loro 1

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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Giuseppe_Avico

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La recensione su Loro 1

di Giuseppe_Avico
4 stelle

Tutto vero, tutto falso. Questa è la frase che troverete su tutte le locandine dell’ultimo film del regista premio Oscar Paolo Sorrentino, ovvero Loro 1. Già, perché ciò che viene narrato resta tanto palese al pubblico per la sua complicità realistica, quanto filtrato dalla messa in scena di un mondo possibile e verosimile, una sorta di universo parallelo. E’ un film che nelle sue intenzioni non vuole raccontare le gesta politiche di Silvio Berlusconi, ne tantomeno esaltarle o condannarle, ma piuttosto vuole esplorare i labirinti del potere sotto tutti i suoi aspetti. Dunque, non è un film incentrato sulla figura di un unico personaggio. E’ un film del 2018, scritto e diretto da Paolo Sorrentino, assecondato nella scrittura dal fedelissimo Umberto Contarello. La pellicola è divisa in due parti, due capitoli destinati a completarsi a vicenda. La seconda parte sarà nelle sale il 10 maggio. Il cast è variegato, capitanato certamente da Toni Servillo nelle vesti di Silvio Berlusconi, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio e Kasia Smutniak.

 

Il film mette in evidenza Loro, come da titolo, ovvero un circo di politici, imprenditori, cortigiane e ombre che gravitano intorno alla figura di Silvio Berlusconi. In una prima parte di film osserviamo le vicende dell’imprenditore Sergio Morra, presumibilmente Gianpaolo Tarantini, il quale cerca di farsi strada dalla periferia di Bari per arrivare a coloro che contano, per arrivare a Lui. Il film poi si spezza, cambia ritmo e fisionomia quando entra in scena Toni Servillo, alias Silvio Berlusconi, il quale cerca di riconquistare, tra i prati e i paesaggi della Sardegna, la moglie Veronica Lario.

 

E’ senza ombra di dubbio difficile parlare di Loro 1, dopotutto si tratta di analizzare “solo” una prima parte dell’opera che sarà inevitabilmente più completa con la seconda. Ciò che resta comunque è un risultato non proprio incoraggiante, che non fa ben sperare in vista del 10 maggio. Paolo Sorrentino ci ha ormai abituato al suo cinema, alla sua costante ricerca di voler esaltare, compatire, ridicolizzare, rimpicciolire e ingrandire allo stesso modo i personaggi che va a modellare, spesso quelle figure più mondane, appariscenti e giganti che popolano un mondo più piccolo di loro. Lo ha sempre fatto, e spesso con grande maestria, tecnica ed efficacia. Si pensi ai personaggi de La grande bellezza, Youth, Le conseguenze dell’amore e Il divo: protagonisti simili e distanti con dilemmi proporzionati al peso del proprio gigantismo. Con Loro 1, il regista partenopeo sfoggia il suo Berlusconi prima attraverso l’occhio di coloro che lo ammirano, che lo seguono, presentandolo sotto forma di una presenza costante e sottintesa, poi ce lo mostra in carne ed ossa. Il suo è un Berlusconi buffonesco, modellato sul viso di Toni Servillo come una maschera, come argilla. L’interpretazione di Toni Servillo, attore feticcio di Sorrentino, è simile ad una parodia che galleggia senza molto interesse tra la farsa e la pietà, tra l’enfatizzazione più sgraziata e la tenerezza. Ne emerge un personaggio povero di attrattiva scenica e più vicino alle vignette satiriche di una rivista che allo schermo di un cinema.

 

Il film non riesce a colpire per sostanza e contenuto, finendo al contrario per farsi annientare da una carica eccessiva e prolissa di grottescoridicolo e comico, elementi comunque cari al regista, qui bilanciati come 500 grammi di sale in una torta al cioccolato. Il gusto per l’immagine si fa quasi barocco, caratterizzato dall’esagerazione e dallo sfarzo visivo che cambia e trasforma il film in un quadro a tratti allucinato e poco credibile che spiazza il pubblico (o almeno una parte di esso) nel senso più negativo possibile. Il voler mostrare l’eccesso, tra cocainomani appassionati, donne senza veli e politici eccitati, si trasforma già dai primi minuti in un’arena all’aperto di volgarità indulgente e incoraggiata, trasformando lo schermo in una parete piatta di cafonaggine. 

 

Certamente del film rimane il buon livello di regia e di montaggio. Rimangono brevissime sequenze nelle quali Sorrentino si avvicina al cinema di Martin Scorsese, senza però mai abbandonare quello felliniano. Ciò che però rimane più di ogni altra cosa è la sensazione di aver visto un film sicuramente incompleto, questo era prevedibile, ma soprattutto tanto sbilanciato e sconnesso quanto prevedibile (si pensi a certe metafore) e retorico più della realtà che tanto vuole sagomare. Un film che non fa ben sperare in vista della seconda parte che, a questo punto, deve essere davvero il capolavoro dell’anno per salvare la baracca, e forse neanche basta.

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