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Loro 1

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su Loro 1

di Malpaso
7 stelle

Loro 1 rivela un’anima autonoma e quasi autosufficiente. Una sorta di satirico e monumentale tableau vivant sul potere in quanto entità ammaliante e corruttrice.

È un’opera apparentemente (e temporaneamente) complessa da decifrare Loro 1 di Paolo Sorrentino e la prima causa è l’essere divisa in due parti che, scelta autoriale o di mercato che sia, rendono per forza di cose la visione della prima un antipasto gustoso, ma parziale e fuggente. Eppure, Loro 1 rivela un’anima autonoma e quasi autosufficiente grazie alla scelta narrativa del regista napoletano che, ampliando l’incipit narrativo de Il grande Gatsby di Fitzgerald, congela l’atteso Servillo in vesti berlusconiane a puro pretesto per quella che si rivela una messinscena barocca e ironicamente ridicola del contesto sociale che vorrebbe circondarlo.

 

Contro ogni aspettativa, infatti, Sorrentino si getta a capofitto nella commedia, dopo le prove generali di The Young Pope, e lo fa guardando a due modelli in particolare: lo Scorsese sfrenato di The Wolf of Wall Street e la comicità del nuovo cinema nordeuropeo. Se l’influenza del regista italoamericano è riscontrabile nella parabola del Sergio Morra di Riccardo Scamarcio, una sorta di Jordan Belfort con complessi d’inferiorità e stima ineluttabili nei confronti di una personalità di cui tutti parlano pur non avendola mai incontrata (e forse qui diventa chiaro il parallelismo tra il protagonista del film di Sorrentino e il Nick Carraway di Fitzgerald), dall’altra parte la risata viene sovente ricercata attraverso l’assurdo ed il nonsense, come nell’indimenticabile scena d’apertura con protagonisti una pecora ed un condizionatore, quindi sommato al fatto che l’autore napoletano faceva parte della giuria che premiò con la Palma d’oro Östlund, uno degli autori emergenti della scuola svedese, non è da escludere un forte interesse per quel modo di fare cinema.

 

Da un punto di vista estetico Sorrentino si è sicuramente fossilizzato, ma ciò più che manierismo può essere denotata come conseguenza di un marchio autoriale già maturo: le sue atmosfere raffinate e surreali ben si accompagnano all’impronta palesemente antinaturalistica della sceneggiata, che si rivela un’enorme baracconata con protagonisti loro, gli opportunisti, le escort, i senatori, le veline e tutte quelle figure che hanno mediaticamente composto l’Italia berlusconiana. In mezzo ai molti luoghi comuni però, c’è lungo l’intero arco del film il continuo ritorno del binomio maschera e nudità: Loro 1 dà una definita collocazione spaziale al potere, dalla periferica Taranto, passando per Roma fino a Villa Certosa in Sardegna, e allo stesso tempo definisce le regole non scritte per avvicinarcisi, ovvero l’inganno (la maschera) e la seduzione (la nudità). In un sistema di gioco nel quale bisogna scegliere bene quando tradire e quando concedersi, Dio è nudo senza mai mostrarsi, converte l’aspirante attrice al gioco del potere (ma lei era sincera o più furba delle altre?), la Kira della brava Kasia Smutniak sceglie il palcoscenico più pomposo possibile (la festa in piscina) per mostrarsi a Lui. Lo stesso Berlusconi di Servillo entra in scena mascherato da odalisca e lo vediamo fare di tutto pur di riconquistare l’amore della moglie Veronica Lario, interpretata da un’ispirata Elena Sofia Ricci. Così il ritratto di Berlusconi è tenero, divertente e incompleto, come lascia trasparire la superba interpretazione di Toni Servillo, al limite del caricaturale, quando in pochi secondi il viso dell’ex primo ministro si trasforma e decapita politicamente Santino Recchia (Fabrizio Bentivoglio). Quindi la domanda è lecita: in Loro 1 si vede realmente Berlusconi? Sicuramente no.

 

Sorrentino conferma senza dubbio la sua capacità di rovesciare le aspettative, partendo dalla premessa di un film su una figura politica ben definita e finendo per realizzare una sorta di satirico e monumentale tableau vivant sul potere in quanto entità ammaliante e corruttrice. Probabilmente la rappresentazione del lascito di un uomo che, nonostante tutti i guai giudiziari e gli attacchi alla persona, ne è sempre uscito pulito con una battuta. E così anche da Loro 1.

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