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La cugina

Regia di Aldo Lado vedi scheda film

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La recensione su La cugina

di starbook
7 stelle

Commedia erotica in salsa sicula di gran classe.

‘La cugina’ del regista Aldo Lado (L’ultimo treno della notte) è un buon prodotto anni 70 messo in scena con eleganza e con una particolare attenzione nell’evitare di cadere nella spirale derivativa del filone ‘pecoreccio’.

Questa commedia di stampo erotico, ambientata in Sicilia, tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Ercole Patti, in fase di scrittura del soggetto venne stravolta rispetto al testo originale.

Così facendo il regista riuscì a creare una certa ‘aspettativa’ a discapito di una continua alternanza di scena di sesso fedeli al romanzo.

Narra una vicenda abbastanza banale: l’amore, nato da bambini, tra due cugini impersonificati da Massimo Ranieri (Enzo) e Dayle Haddon (Agata). I due giovani, nel corso degli anni, vedono aumentare la loro attrazione che sfocia spesso in blande effusioni e confidenze intime ma che stenta a ‘sbocciare’ completamente.

Ambientato a Palermo e nella sua campagna assolata, dove i due protagonisti crescono secondo i dettami sociali che il periodo storico ascrive al loro status, libertino lui: tra amori ancellari, visite al casino della città e scappatelle con facili donne attempate; lei relegata a dover, per obbligo morale, mantenersi vergine fino al matrimonio ma incline alla civetteria più provocatoria.

La bella Agata attuerà la propria ascesa sociale sposando un barone e diventando così una nobile ricca e stimata.

Il giovane cercherà nello studio e l’agognata laurea la propria ragione di vita e di rivalsa sociale.

Nei ruoli secondari troviamo Cristian de Sica (il barone), Laura Betti sua madre, Stefania Casini la sorella baronessa (divorziata in America) che sgravata del peso della verginità si concede senza troppe reticenze.

Oltre alla classe con cui è caratterizzato il film bisogna evidenziare che pecca di una vera volontà di parodiare il clima di ristrettezza mentale in cui versava la Sicilia e l’Italia tutta nel periodo del dopoguerra.

Lontano dal voler essere uno studio approfondito ed esaustivo sui rapporti sentimental-sessuali che intercorrevano tra le varie classi sociali di quel periodo.

 Rimane un ‘gustoso’ prodotto che ha il gran pregio di non calcare la mano sugli eccessi della morale tipici nella ‘sicilianità’, evitando di cadere nel macchiettismo.

Musiche di Ennio Morricone, belle ma non memorabili.

Sequenza finale che se raccontata sembrerebbe di carattere boccaccesco e particolarmente pruriginosa ma che giostrata con maestria da Aldo Lado, utilizzando alternativamente il ralenty, diventa un ideale finale di grande raffinatezza.

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