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Arianna

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su Arianna

di Decks
8 stelle

Grazie al trittico di attori il film ha una marcia in più per essere un'altra graziosissima commedia di Wilder. Storia che fa storcere il naso per la sua standardizzazione, ma che grazie ad un copione e una regia meravigliose emoziona anche i meno sensibili. Non una commedia sentimentale, ma una commedia sull'amore e tutte le sue sfaccettature.

"Questa è una grande città: Parigi! È esattamente come qualsiasi altra grande città, Londra, New York, Tokyo, ad eccezione di due piccoli particolari: a Parigi si mangia meglio e a Parigi si fa l'amore...beh, si, forse meglio, ma certamente più spesso. Si fa l'amore qualsiasi ora e in qualsiasi luogo: sulla riva sinistra della Senna, sulla riva destra, e tra una riva e l'altra; si fa di giorno, e si fa di notte; lo fa il beccaio, il fornaio, e il signore che appare in ogni inevitabile guaio; in movimento, e nella più assoluta immobilità; lo fanno i barboncini, i turisti, i generali, e una volta ogni tanto perfino gli esistenzialisti!
C'è l'amore giovane e l'amore stagionato, l'amore coniugale e quello illecito!"

 

Già nell'introduzione Billy Wilder ci preannuncia l'argomento sul quale si svilupperà il seguente film: l'amore in tutte le sue forme.

Per quanto non sia l'opera migliore del regista austriaco naturalizzato statunitense, la ritengo essere quella che meglio analizza il sentimento, inteso come passione, sensualità e, come spesso accade, i patimenti che provengono da esso.

Più che una commedia romantica, Wilder inscena l'impulso che proviene dal cuore di ognuno di noi, padre, playboy, marito o adolescente che sia.

 

 

Arianna, ovviamente, incarna l'amore adolescenziale: muovendosi puramente per bontà d'animo salva la vita ad un influente milionario restando ghermita nelle reti di un dongiovanni più esperto di lei. Un colpo di fulmine improvviso, un forte attaccamento verso una personalità forte e un bell'aspetto che travolgono letteralmente Arianna in un ingenua cotta, che tutti noi, maschi e femmine, abbiamo almeno provato una volta nella vita.

Si prova pietà per questa povera ragazzina ancora inesperta e ci immedesimiamo con le sue sincere pene d'amore non ricambiate, non per cattiveria, ma perchè la sua adorazione per Frank è di quelle più immature e candide che ci siano.

Impossibile rimanere impassibili quando a teatro il suo adorato non ricorda neppure di averla mai vista; il fragore del suo cuore che si spezza risuona fuori dallo schermo e l'ultima cosa che resta da fare per questa povera ragazza è un'infantile messinscena per conquistare il suo amore.

 

Frank, come saprete e si sarà senz'altro capito, è l'amore libertino: un riccone annoiato che si finge un moderno Casanova ammaliando le donne con il suo charme e il suo stoicismo. La sua impassibilità all'amore e l'attaccamento esclusivo al piacere fisico non fanno provare grande attaccamento a questo personaggio, anzi, si spera con tutto noi stessi che Arianna si separi da lui.

Invece, ci rendiamo conto che il carattere ammaliatore di Frank è una mera facciata, una corazza con cui proteggersi dal sentimento puro dell'amore in cui qualsiasi essere umano è destinato a cadere prima o poi, compreso Frank, che comprenderà cosa significhi provare affetto per una persona e sentirsi vuoti in sua assenza.

 

Claude, infine, è l'amore familiare: un padre che vuole tutto il bene possibile per sua figlia e che arriverebbe a fare di tutto per lei, anche lasciare che parta per un treno di sola andata se questo possa servire a farla felice. Come ogni padre conosce, o si ricorda, poco dei giovani, ma sa meglio di chiunque altro come agire con saggezza e precauzione, non solo grazie alla sua maturità ed esperienze, ma perchè sua figlia è il suo gioiello più prezioso.

Meravigliosa è tutta la tenerezza e rassegnazione che scaturisce nel genitore dinanzi all'amante, che intuendo il suo carattere vizioso lo prega di non sconvolgere la vita di quella che, dentro, è ancora una bambina, con una frase profondamente toccante.

 

"è così indifesa, monsieur, come un pesciolino... La ributti in acqua"

 

 

A fare da cornice a tutto ciò sono Parigi e gli amori licenziosi che Wilder riprende con l'ironia leggera, vivace e ingegnosa a cui ci ha sempre abituato: tra divertenti malintesi, scenette comiche e un copione meraviglioso scritto assieme ad A. L. Diamond, che ancora una volta non delude.

Unite all'ottima colonna sonora di Franz Waxman, le sequenze che abbiamo sono perfettamente armoniche e trascinanti: musiche prettamente parigine fanno da sfondo alla storia di amore tra Arianna e Frank, con dei dolenti violini durante i patimenti dei due e un valzer lento durante gli sguardi sognanti dei due innamorati. Particolarmente riuscito è il motivo di "Fascino", dapprima usato come sottofondo per le conquiste erotiche di Frank diventa poi un simpatico siparietto che ricalca tutti i tormenti e nervosismi del geloso milionario.

 

D'altronde, Wilder compie l'errore di affidarsi troppo ai meccanismi del genere; un peccato se consideriamo che il regista ha sempre tentato di portare la sua forma ed estetica lontano dalla commedia confezionata anni '50.

Per quanto riguarda la forma, Wilder lascia intatta tutta la sua eleganza durante le riprese e la sensazione di gioco che riusciva e riesce ancora a simulare grazie ai suoi leggiadri e affabili movimenti di camera.

Tuttavia, lega indissolubilmente agli stereotipi di un tempo la storia d'amore tra i due protagonisti, accantonando la profondità tipica dei suoi personaggi che avevamo visto in "Quando la moglie è in vacanza" o meglio ancora in "Sabrina".

Qui i sentimenti di Arianna sono poco approfonditi e non sembra affatto che il suo amore nel finale sia assennato, anzi, sembra l'ennesimo impulso adolescenziale che non tiene minimamente conto delle vicende vissute.

Insomma, l'intera storia sembra troppo accomodante per i canoni di Wilder, che si compiace di un amore prefissato non troppo sincero. Il problema non è certo l'happy ending, quanto il percorso con cui si raggiunge quel lieto fine che non convince.

 

 

Trovo poi una piccola nota negativa nella fotografia di William Mellor: nella sua unica collaborazione con Wilder non ha bene in mente come distinguere i chiari-scuri, tanto che le scene più passionali si limitano ad annerire la pellicola per dargli un'aria più focosa, il risultato non può essere che elementare.

Inoltre, i chiari sono praticamente lasciati a sè stessi, con la stessa illuminazione tra esterni e interni, se non in rare eccezioni, un risultato un po' misero.

 

Grazie al trittico di attori quali Gary Cooper, Audrey Hepburn e Maurice Chevalier il film ha una marcia in più per essere un'altra graziosissima commedia di Wilder, che ormai è una garanzia.

Storia che fa storcere un po' il naso per la sua standardizzazione, ma che comunque grazie ad una sceneggiatura e una regia meravigliose incanta ed emoziona anche i meno sensibili.

Non una commedia sentimentale, ma una commedia sull'amore e tutte le sue sfaccettature: adolescenziale, lussurioso, coniugale che sia, Wilder sviscera per ognuno di essi le qualità e la natura rappresentandole ottimamente.

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