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Tarda primavera

Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Tarda primavera

di alan smithee
10 stelle

LE STAGIONI DI YASUJIRO
L'anziano professor Somiya vive la sua vecchiaia assieme alla adorata figlia Noriko, nubile, di carattere gioviale, ma, almeno in apparenza, propensa a disapprovare le nuove linee di pensiero dei giovani della sua età, poco propensi a lasciarsi convincere ad accettare matrimoni di convenienza imposti dai genitori, e mostrandosi anche contrariata quando apprende che un caro amico del padre, pure lui vedovo, è in procinto di risposarsi.
Quando l'anziano padre propone alla figlia di sposare un suo giovane assistente, lei obietta che il ragazzo, per il quale ella  prova comunque indubbia attrazione, è già fidanzato; quando il genitore le propone un'altra soluzione, la figlia in quel caso tergiversa, ribadendo con ferma dolcezza la sua intenzione di restare assieme al padre.
Quando allora è il padre ad annunciare alla figlia la possibilità di risposarsi con una matura vicina, stavolta Noriko ne rimane sconvolta, al punto da accettare il matrimonio con l'uomo propostole dal padre solo poco tempo prima.

Si scoprirà che l'anziano mite e ragionevole professore non ha in realtà nessuna intenzione di risposarsi, ma il suo piano costituiva solamente una strategia, peraltro fruttuosa, per indurre la figlia a sistemarsi, allontanandosi da casa e facendosi una propria famiglia.
Ci sono diversi aspetti davvero riusciti in questo film dolcissimo ed intriso di sentimenti genuini e puri.
Ma è innanzi tutto splendido l'approccio con cui il grande regista nipponico Yasujiro Ozu cesella, con finezza e poesia che non si trasformano mai in retorica e sentimentalismo spiccio, il carattere e l'indole dei suoi amati personaggi: il sorriso sulle labbra perenne, anche quando le argomentazioni sono serie e la spettro della solitudine è ben più che un'ipotesi eventuale, rispecchiano una onestà intellettuale che si rivela, già a quei tempi, una merce rara ed un dono prezioso e lungimirante.
Sullo sfondo, come è d'abitudine nei film del grande regista, un Giappone altamente tecnologico ove i servizi di trasporto sono sempre all'avanguardia  e ci catapultano in un paese dalla vivace industrializzazione, ove i quartieri ostentano scritte in lingua occidentale senza peraltro tradire una tradizione di comportamenti e stili di vita completamente ed tradizionalmente autoctoni.
Ozu ama le visioni d'insieme, le facciate dei palazzi ove le geometrie ordinate ed aguzze finiscono per suggerire regole di comportamento che spingono ad un rigore che suggerisce anche una pari coerenza morale.

Le fabbriche fumanti comunicano vita e voglia di produrre piuttosto che inquinamento e degrado, e la natura riesce a conservare i suoi spazi accogliendo dimore popolari dignitose e confortevoli, ove il rispetto del vicinato è una regola non scritta ma fondamentale.
L'armonia regna sovrana, i progetti del saggio padre trovano conferma e la solitudine scelta scientemente e con grande dignità, diventa il sacrificio finale di un padre che, con il suo gesto, scolpisce in modo indelebile il suo amore infinito verso la propria figlia.
L'emozione più genuina e pura coglie lo spettatore, regalandogli un posto in prima fila che lo renda parte integrante di tutta questa magica, ma del tutto possibile, armonia di vita terrena che raggiunge una intensità quasi sacra, pur restando confinata ad una vita terrena e del tutto materiale. 
Un'armonia che pare vacillare quando l'unione della famiglia pare messa a repentaglio, ma che raggiunge la perfezione nella presa di coscienza di quanto la separazione naturale di padre e figlia non possa che essere una vicenda di vita inevitabile, che è dunque necessario imparare ad accettare con la serenità di un atto naturale e positivo. 
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