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Revenge

Regia di Coralie Fargeat vedi scheda film

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La recensione su Revenge

di Furetto60
7 stelle

Ottimo revenge -movie, diretto dalla francese Coralie Fargeat,indimenticabile interpretazione della stupenda Matilda Lutz

Ogni anno, tre ricchi uomini d’affari, quarantenni, sposati e padri di famiglia, si ritrovano nella magnifica e isolata tenuta nel deserto di Richard, alias Kevin Jansenns, per una battuta di caccia. In attesa dell’arrivo dei due amici, Richard ne approfitta per trascorrere un weekend all’insegna del sesso sfrenato, in compagnia della sensuale Jen, cioè la splendida attrice,Matilda Ingrid Anna Lutz, sua giovanissima amante. L’idillio sessuale dei due è però interrotto dall’arrivo anticipato degli amici di Richard, che fin da subito, si vede ,sono magneticamente attratti dalla ragazza. E lei, un po’ingenua e frivola, giovane e superficiale, non fa niente per nascondersi, agli occhi concupiscenti dei maschi assatanati, fa la civetta,peraltro ignora le loro attitudini, nonché quelle del suo partner, a conti fatti il peggiore,ammantatato da un falso perbenismo,è in sostanza il più feroce e cinico, del gruppo.La comitiva trascorre piacevolmente la sera insieme sul bordo della piscina, Jen balla e ammicca con movenze sensuali,esibisce le sue grazie, provocando visibilmente e Stan ne è profondamente turbato. Il giorno dopo, in assenza di Richard, Stan violenta brutalmente Jen mentre Dimitri pur scorgendoli, non impedisce l’abuso.Al ritorno di Richard, Jen, che è sconvolta, minaccia di denunciare l’accaduto alla polizia e soprattutto a sua moglie, cosi per evitare problemi, Richard dopo un rocambolesco inseguimento, la spinge giù da un dirupo, la ragazza cadendo viene trafitta da un arbusto restando letteralmente impalata.Ovviamente tutti la danno per morta, anche noi, invece miracolosamente, Jen sopravvive e in una meravigliosa e prodigiosa, sequenza di morte e rinascita all’interno di una grotta, con l’ausilio di fuoco, funghi allucinogeni e una banale lattina di birra, assistiamo alla sua resurrezione.Nel frattempo i maschi prendono contezza della situazione e cominciano a darle la caccia,mentre la ragazza fa di necessità virtù,trova dentro di sé la forza per reagire e delle risorse che neanche lei sapeva di possedere. E ben presto i cacciatori diventano prede e lei si trasforma in una spietata virago.Revenge pur avendo uno sviluppo e un finale prevedibili, è un film molto coinvolgente e ben costruito. E’ di una bellezza visiva notevole, che si muove tra un’estetica patinata e il gore estremo, girato da una donna, l’esordiente francese Coralie Fargeat,che dimostra di avere una grande maestria nel dirigere le sequenze d’azione e una superba capacità di creare “suspense”con un canovaccio narrativo cosi semplice.Si rileva un forte simbolismo delle immagini, come ad esempio la ripetuta inquadratura di una mela morsicata in vari stadi di “decomposizione” sorprendentemente affascinante, cattura emotivamente lo spettatore, trascinandolo un po’ per volta in un universo, sempre più violento e primitivo, ma al contempo magico. Riproponendo nella struttura un genere di film finora realizzato quasi esclusivamente da uomini, il "rape and revenge movie", appartenente al cinema americano “grindhouse” Coralie Fargeat lo fa suo, ribaltandone, il punto di vista, fino a conferire alla sua parabola splatter, il carattere di un apologo morale. Fargeat non ha dubbi, chi subisce una violenza, ha sempre ragione, anche se è una ragazza avvezza ad utilizzare la sua bellezza e le sue capacità di seduzione, ciò non autorizza nessuno a molestarla. Si ricordi la regola di civiltà e di rispetto fondamentale: quando una donna dice no, vuol dire sempre e solo no. Nella sua strabiliante metamorfosi, da bambolina leggera, a supereroina guerriera in lotta per la sopravvivenza, Jennifer diventa un simbolo, nelle ambizioni dichiarate di un’opera che usa il genere, per denunciare il rapporto di possesso e sopraffazione di cui le donne sono spesso vittime. Tutto questo non basta a fare di Revenge un film squisitamente ideologico, ma comunque lo connota di una sua carica “femminista” Perché, al di là delle convenzioni del genere, la trasformazione dell’agnellino Jen, in predatore furioso, è qualcosa di potente e di liberatorio.Il film scorre che è un piacere ,in un crescendo di violenza,fino a deflagrare in un duello finale tra il maschio prevaricatore e la rinata Femmina non più pulcino vulnerabile, ma efficace e spietata eroina concentrata sulla sua sete di giustizia o forse vendetta.Il tono allucinatorio del racconto che fa ampio uso di tutti gli elementi tipici del genere, dalle immagini sempre più estreme alla musica e ai rumori di fondo, trasforma la visione del film, in una intensa esperienza multisensoriale. La regia radicalizza volutamente gli elementi “grandguignoleschi”, il sangue scorre continuamente a fiumi, da lacerazioni e ferite, il corpo viene mutilato, trafitto, cauterizzato, violato in tutti i modi, i più cruenti e la macchina da presa scava dentro le piaghe e sotto la pelle. Cast indovinatissimo, a cominciare proprio dalla bellissima Matilda Lutz , e con un trio di predatori maschi che suscitano ovviamente odio e ribrezzo

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