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Beast

Regia di Michael Pearce (II) vedi scheda film

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La recensione su Beast

di maurizio73
6 stelle

Tra prigionie domestiche e volontà di evasione, vincoli di sangue e fascinazione del pericolo, repressione sessuale e richiami feromonici, le ineffabili tentazioni di una silenziosa Veronica dal pelo fulvo cui l'irsuta orripilazione della selvaggina ormai in trappola scatena una tempesta ormonale che difficilmente si riesce placare.

Il legame con il solitario e ombroso Pascal, consente a Moll di affrancarsi dall'opprimente invadenza di una madre possessiva e dalle sottili vessazioni dei fratelli già sposati. Quando il ragazzo viene accusato degli omicidi seriali di alcune ragazze del posto, lei prende senza indugio le sue difese, fornendogli un alibi e proteggendolo dall'ostracismo classista della sua famiglia. Anche Moll però, ha qualche scheletro nell'armadio...

 

locandina

Beast (2017): locandina

 

Il Jersey non è così brutto come il paradiso (fiscale) che si dipinge...

 

Se il racconto di formazione in terra d'Albione deve rispettare canoni sacri e regole auree, magari indugiando sugli aspetti più torbidi e irrisolti dei legami familiari acuiti dalla cattività e dall'insularità (The War Zone), quello dell'esordiente Michael Pearce ne traccia sin dall'incipit e con esattezza millimetrica una trama esistenziale di prigionie domestiche e volontà di evasione,  vincoli di sangue e fascinazione del pericolo, repressione sessuale e richiami feromonici; le ineffabili tentazioni di una silenziosa Veronica dal pelo fulvo cui l'irsuta orripilazione della selvaggina ormai in trappola scatena una tempesta ormonale che difficilmente si riesce placare. L'anello debole di un equilibrio familiare fondato sul matriarcato ed i comodi spalleggiamenti dei figli sposati sono per questa ultima arrivata in una casa 'senza padre', quelli di una novella Kiyoko, pure lei guida turistica in cerca di una difficile indipendenza che solo il colpo di fulmine (Inazuma) di una passione improvvisa potrà salvare dall'annientamento di una precoce sepoltura domestica (Certo è che per una ragazza di buona famiglia bullizzata fuori e dentro casa, picconare il green della buca 1 davanti alla club house del circolo locale deve essere una soddisfazione mica male!). Muovendo dal dettaglio luciferino di una singolarità psicofisica (the single hair on the woman's Adam's apple...lies) che non mente sulle ragioni di un accanimento domestico su cui si fondano spesso gli equilibri e l'apparente tranquillità della famiglia borghese, si avanza il fondato sospetto di una eterodossia dei sentimenti e di un sonno della ragione che produce mostri: un legame tra due vittime del doppio legame cui legare le ambiguità di fondo che conrappongono pregiudizi di schiatta e legittima suspicione; vero motore di un dramma sociale perennemente in bilico tra giallo dell'isolamento e trhilling dei sentimenti. Insomma tra la brughiera inglese e le falesie a picco sul mare, si disegna la classica ambientazione di un dramma della passione che condensa nella perfetta adesione tra scene e dialoghi il senso di una preponderanza della natura che prevarica qualunque precauzione del buon senso e inveterata umiliazione dell'educazione, laddove la differenza di censo e la rivolta contro soprusi e frustrazioni familiari sono il detonatore di una ribellione giovanile che trova nell'estasi dei sensi e nella trasgressione della morale le insopprimibili ragioni di un disperato e irrevocabile sodalizio criminale. Sorpresa finale, giusto quando sembrava si menasse il can per l'aia virando sul thriller all'americana a base di whodunit e di twist ending da evidenze ematiche stile Presunto Innocente, con una presa di coscienza che farebbe ripiombare la protagonista nell'ennesima trappola per topi del predatore di turno.

Il pelo del peccato è una invalsa eredità del diavolo.

 

 

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