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My Generation

Regia di David Batty vedi scheda film

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La recensione su My Generation

di Cocchan
7 stelle

Il film di per sé si palesa come uno trai i tanti, troppi, documentari su un decennio che ha fatto storia, ma Michael Caine, con le sue interviste esilaranti e la sua verve ancora inossidata, riesce a rendere il tutto godibile.

Swinging London, Sixties, Beatles and Michael Caine, questo e’ quello che viene mostrato nel documentario My Generation, diretto dal regista David Batty (chi lo conosce alzi la mano): una carrellata di immagini, sensazioni, colori e brani che hanno segnato un decennio, commentati con brio dall’attore inglese e da altri personaggi/icona di allora (Paul McCartney, Marianne Faithfull, Twiggy, Duffy...) con tanto di tipico british humour. Il documentario di per sé è una divertente sequenza di fatti, ma non approfondisce più di molto quello che è già noto dei Sixties: la rivoluzione culturale e sessuale, la moda, la musica, le droghe e, soprattutto, la generazioni di giovani che per primi sono stati in grado di essere protagonisti di un'epoca; questi elementi sono presentati in maniera abbastanza frettolosa, senza soffermarsi più approfonditamente su qualche dettaglio stimolante e magari meno battuto (come potrebbe essere, ad esempio, il “proibizionismo” musicale nei confronti del rock’n’roll e la nascita della prima radio pirata, la Caroline a bordo dell’omonima nave), vomitando quasi bulimicamente una serie di nozioni, documenti d’archivio, riprese e interviste in maniera troppo sedimentata tanto da risultare ridondante e sconclusionata, volendo a tutti i costi parlare di tutto e un po’. Questo non toglie indubbiamente la capacità di evocare revivals nella mente degli spettatori, e non solo in quelli che gli anni Sessanta li hanno vissuti, ma anche per chi (come me) li ha solo sognati.

 

Per il compleanno di Michael Caine (14 marzo), la BFI (British Film Institute) ha organizzato la proiezione del documentario My Generation, con tanto di Q&A con l'attore e il regista. Guardare una pellicola del genere, a Londra, dopo circa otto mesi di vita nella capitale britannica, ha certamente un impatto diverso: ci si sente parte di qualcosa di grande ed unico, sempre in fermento come lo erano le classi sociali e gli ideali di quegli anni. Vedere Michael Caine diventare il classico nonno che, ad ogni input, riesce a trovare qualsiasi aneddoto divertente (dal suo rapporto con il regista Christopher Nolan alla prima volta di discoteca a Leicester Square) da raccontare con tanto di dovizia di dettagli e battute sagaci, scalda il cuore e strappa più di qualche sorriso.

In conclusione il film di per sé si palesa come uno trai i tanti, troppi, documentari su un decennio che ha fatto storia, senza aver qualche spicco di originalità o di innovazione, nemmeno dal punto di vista tecnico del prodotto documentaristico: gli 85 minuti (che non sono nemmeno tanti) di pellicola sono scanditi in tre atti, oguno con un titolo riferito al tema principale trattato e con annesso pezzo musicale collegato (gran profusione di brani dei Beatles, dei Kinks, dei Rolling Stone, di Donovan e degli Animals). Ma Michael Caine, con le sue interviste esilaranti e la sua verve ancora inossidata, riesce a rendere il tutto godibile ed empatico.

 

Michael Caine

My Generation (2017): Michael Caine

 

Ah, se volete sapere quale sia il suo Beatles preferito, e’ Paul Mccartney (“because I know he is watching me right now”) e il film di Nolan in cui ha preferito recitare e’ The Dark Knight Rises, seguito da Interstellar.

 

 

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