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Professione reporter

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Professione reporter

di hallorann
10 stelle

Nel 1974 Michelangelo Antonioni è un regista affermato a livello mondiale, dopo essere stato negli anni ’50 una voce fuori dal coro neorealista, negli anni ’60 il cantore assoluto dell’alienazione e dell’incomunicabilità, nel ’66 gira nella “swinging London” BLOW UP e nel ’70 ZABRISKIE POINT ambientato negli Stati Uniti. In “PROFESSIONE: REPORTER”, Antonioni racconta la storia di un giornalista inviato “in una delle tante guerre d’Africa”, stanco della sua professione, della moglie, in sostanza della sua vita, approfitta dell’improvvisa morte di un vicino di stanza d’albergo a lui rassomigliante per cambiare identità. David Locke diventa David Robertson, un mercante d’armi, ma non risolverà il suo problema, ormai in fuga da se stesso e dalla sua nuova identità, rassegnato e sconfitto aspetterà inesorabilmente la morte. Il film ha la struttura di un giallo, di un poliziesco avventuroso, ma genialmente Antonioni lo svuota dei luoghi comuni del genere e lo riempie di riferimenti al Mattia Pascal di Pirandello e ai racconti labirintici di Borges. Al tema dell’assenza e della sparizione aggiunge anche i temi del vagabondaggio, dell’errare senza meta e della fuga come progetto impossibile (Salvatores e Wenders sono fortemente debitori di questo film). Ma egli probabilmente aggiorna e applica a nuovi contesti le sue tematiche storiche citate dianzi: l’alienazione e l’incomunicabilità. Lo sguardo visivo e quindi il suo stile stavolta si soffermano sui deserti africani, in minima parte su Londra e Monaco, sulla città di Barcellona e le architetture di Gaudì e infine sul sud della Spagna. La splendida fotografia di Luciano Tovoli ci mostra interni ed esterni quasi sempre assolati, vivi, mediterranei in perfetto contrasto con il dramma interiore del protagonista e Antonioni verrà sempre ricordato per la grande maestria nel muovere la macchina da presa, il piano-sequenza finale per esempio. Da menzionare i due bravissimi protagonisti Jack Nicholson e Maria Schneider, la misteriosa ragazza che accompagna Locke/Robertson al termine del viaggio terrestre (un angelo della morte?). Se Nicholson non ha bisogno di presentazioni, la Schneider già indimenticabile interprete di ULTIMO TANGO A PARIGI sparì ben presto dal firmamento cinematografico.

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