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Cowgirl. Il nuovo sesso

Regia di Gus Van Sant vedi scheda film

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La recensione su Cowgirl. Il nuovo sesso

di champagne1
4 stelle

Il brutto può anche essere bellissimo, il grazioso mai! (Paul Gaugain)

Se si nasce con due pollici enormi, il destino sembra segnato. Sissy diventa l'autostoppista più celebrata d'America e si impegna a girarla in lungo  e in largo senza mai spendere un centesimo, tra paesaggi inconsueti e meravigliose avventure...

Lo spirito degli anni '60/'70 aleggia su tutta l'opera: la vita inquadrata on the road, quadri psichedelici incoraggiati dall'uso delle droghe, atti manifesti di liberazione sessuale, il rifiuto dei modelli sociali di omologazione ed esperienze di vita in comune.  E proprio la comunità delle cowgirls, un gruppo di giovani donne capitanate da Bonanza Jellybean, che aspirano alla propria indipendenza dalla dispotica Contessa, la proprietaria del ranch con cui confinano, avrà grande influsso su Sissy stessa.

In un gioco in cui le apparenze sono pura formalità (le cowgirls si vestono da maschi mentre lottano per affrancarsi, mentre la Contessa - travestito in abiti femminili - rivendica e difende il suo potere) e nonostante un cast ricco, Van Sant mescola elementi diversi in un calderone caotico di cui a tratti perde le fila, usando un ritmo troppo altalenante e  con personaggi la cui utilità sembra talora fine a se stessa (vedere in particolare le sequenze con Keanu Reeves), facendo sfociare il surrealismo in semplice stramberia.

 

 

 

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