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Una vita spericolata

Regia di Marco Ponti vedi scheda film

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La recensione su Una vita spericolata

di champagne1
6 stelle

Noi siamo quelli che non vanno da nessuna parte.

Il tracciato dell'Alta Velocità (ma potrebbe essere una qualunque altra via di comunicazione "veloce") dirotta i viaggiatori dai piccoli centri della Val di Susa e di fatto ne altera l'economia spesso fortemente basata sull'afflusso turistico. Il giovane meccanico Rossi, con problemi di pignoramento a causa della mancata restituzione di un prestito,  entra in un circolo vizioso per cui non può chiedere fondi alle banche a causa del suo precedente contenzioso fiscale. Nel frattempo il suo migliore amico Bibi, che si è inventato gestore di un bar in cui gli unici avventori sono due vecchi incartapecoriti che giocano continuamente a carte senza consumare mai, sogna di emigrare e andare a vivere Copacabana. Quando anche Cesco, padre di Bibi, viene licenziato dalla sua fabbrica a pochi anni dal raggiungimento dell'età pensionabile e tira fuori una pistola per farsi giustizia, ecco che gli elementi del dramma ci sono tutti. Ma il dramma si traformerà presto in una farsa....

 

Il regista Marco Ponti non è uno alle prime armi; ha già una filmografia che raggiunge almeno i 10 titoli, contando anche quelli da sceneggiatore. Di essi credo di averne visto solo una delle ultime commedie romantiche che peraltro non mi aveva neanche impressionato più di tanto.

In questo Una vita fantastica ammetto invece di avere apprezzato una modalità narrativa più fresca e innovativa, una trama basata sulla vita reale, meno intimista e più attenta al contesto attuale, una capacità comica basata meno sulla battuta e più sulle situazioni farsesche anche dei singoli personaggi (i ritratti della Polizia e del mondo bancario sono assolutamente iconoclastici, ma anche quella del boss della gang criminale, la bravissima Michela Cescon).

 

Certo il film è più potente nella prima parte, quando  - lasciando da parte le aspirazioni alla verosimiglianza - si basa sul ritmo narrativo e su una estetica di certe pellicole d'Oltreoceano (da Tarantino a Oliver Stone), mentre mano mano che nella seconda diventa un road movie tende ad acquetarsi, perdendo quel mordente iniziale.

 

 

Resta comunque un film che si stacca da un certo modo tradizionale di fare commedia e si avventura su sentieri solo da poco esplorati dal cinema italiano.

(E adesso mi dovrò andare finalmente a guardare Santa Maradona!)

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